Esiste una sottile differenza tra comunicare e comunicare efficacemente.

Comunicare significa scambiarsi informazioni e Comunicare efficacemente è la capacità di utilizzare tutti gli strumenti migliori per esprimere l’informazione e veicolarla nel modo più idoneo possibile per renderla comprensibile ai propri interlocutori.

Sappiamo che la PNL, la Programmazione Neuro Linguistica, utilizza tantissimi strumenti per ottenere questo scopo tra i quali il più utilizzato è l’uso e lo studio dei canali V.A.C.

Molto brevemente i canali che utilizziamo per la comunicazione secondo la PNL possono essere classificati in:

Da qui poi, per un elaborazione successiva,  parte tutto il discorso delle submodalità e il modello VAKOG (per approfondimenti).

Si è parlato tantissimo su pnlbenessere di questi canali e basta fare una piccola ricerca sul blog per trovare tantissimo materiale in merito.

Lo studio del V.A.C. può essere utilizzato sia su se stessi, per comprendere il proprio canale preferenziale di comunicazione, sia per individuare con una percentuale di approssimazione sufficientemente corretta la modalità comunicativa preferenziale del nostro interlocutore in quel determinato momento.

Si osservi che, l’errore che viene commesso da chi si approccia alla PNL le prime volte è proprio la pretenziosità di “sigillare” se stessi o gli altri in un solo canale.

La vita cambia ed evolve così, come può essere possibile che un Visivo resterà tale per tutta la vita, è altrettanto possibile che il suo canale preferenziale muti nel tempo ed anche in modo frequente.

Questo discorso va fatto su noi stessi come sugli altri, quindi, la valutazione del V.A.C.  va fatta ogni volta per cercare conferme o smentite.

L’importanza del V.A.C. per comunicare efficacemente.

Quante volte ti sei chiesto “Forse sto parlando Arabo?”

Quante volte hai colto nell'espressione degli altri segnali di incomprensione?

Come ti senti in quei momenti?

Ti sei mai chiesto il motivo per il quale, pur sforzandoti di parlare nel miglior modo possibile, quello che cercavi di dire non arriva?

Partendo dal presupposto che Albert Mehrabian  già nel ormai lontano 1967 stabilì con uno studio che la comunicazione è composta dal:

  1. 55% di non verbale – ovvero gesti, espressioni, postura ecc. che provengono dal corpo;
  2. 38% dal paraverbale – come ad esempio il tono di voce;
  3. solo il 7% dal verbale – ossia dalla parole che diciamo

si comprende benissimo che intercettare il canale preferenziale dell’interlocutore che abbiamo di fronte ci faciliterà il compito dando vita ad una comunicazione efficace.

Il nostro compito sarà solo quello di allinearci al suo.

C’è da aggiungere che Mehrabian ha più volte precisato che, le percentuali risultanti dei propri studi,  erano da prendere con le pinza ma, in un mondo dove i social sono i protagonisti dalla giornata dei più, c’è da stare poco sereni e sono convinta che la percentuale inerente il verbale sia più o meno giusta.

Determinare il V.A.C.  dell’interlocutore per comunicare efficacemente.

A questo punto la domanda sorge spontanea, come stabiliamo il V.A.C. del nostro interlocutore?

Ricordiamo che il nostro scopo è comunicare efficacemente e per farlo abbiamo bisogno di capire chi abbiamo di fronte.

Per farlo esistono vari metodi che variano per complessità.

Il più semplice in assoluto è studiare il nostro interlocutore e, con pazienza e costanza, esercitandosi, si possono rilevare quadri interessanti e sempre più precisi impiegando minor tempo.

Questo metodo si fonda sull'ascolto e sull'osservazione di chi abbiamo di fronte, cercando  di cogliere dei particolari che faranno emergere Il suo canale comunicativo preferito in modo da poterci allineare.

Hai mai prestato la dovuta attenzione alle parole che una persona utilizza?

Partendo dallo studio Mehrabian non credo ed è normale.

Quando parliamo utilizziamo delle parole rappresentative specifiche.

Se è vero che comunichiamo per come siamo è altrettanto vero che, studiando sia le parole non pensate, ovvero le parole che l’interlocutore utilizza per “riempire” le sue frasi, che la struttura del suo espresso verbale, possiamo determinare il canale sul quale è sintonizzato.

Stessa cosa può avvenire osservando il paraverbale, quindi come parla (in particolare come ritmo, velocità e volume) e soprattutto il suo non-verbale che proviene direttamente dal suo inconscio e, almeno che il nostro interlocutore non conosca questo “gioco”, non è filtrato e quindi più attendibile.,Visivo,Auditivo,Cinestesico|Verbale,Chiarire%2C%20illustrare%2C%20immaginare%2C%20mettere%20a%20fuoco%2C%20inquadrare%2Ffare%20un%20quadro%2C%20per%20come%20la%20vedo%2C%20dare%20un%E2%80%99occhiata,Ascoltare%2C%20dire%2C%20esprimere%2C%20spiegare%2C%20udire%2C%20altisonante%2C%20chiassoso%2C%20per%20cosi%20dire%2C%20inaudito%2C%20parola%20per%20parola%2C%20descrivere%20in%2C%20dettaglio%20fare%2C%20attenzione%20a%E2%80%A6,Toccare%2C%20sentire%2C%20scuotere%2C%20mettersi%20in%20contatto%20con%E2%80%A6%2C%20irritare%2C%20sfuggire%20di%20mente%2C%20tenere%20in%20sospeso%2C%20non%20ti%20seguo!%2C%20dolore%2C%20calma%2C%20vibrare%2C%20rimuginare%2C%20stimolare|Paraverbale,Ritmo%3A%20accelerato%0AVelocit%C3%A0%3A%20sostenuta%0AVolume%3A%20alto,Ritmo%3A%20modulato%2C%20musicale.%0AVelocit%C3%A0%3A%20si%20adatta%20all%E2%80%99interlocutore%20%0AVolume%3A%20costante%2C%20parla%20in%20modo%20chiaro%20espressivo%2C%20risonante.%20%0ALa%20voce%20pu%C3%B2%20essere%2C%20talvolta%2C%20assolutamente%20monotonale%2C%20come%20un%20diapason.,Tono%20caldo%20e%20profondo%2C%20pause%20frequenti%0AVelocit%C3%A0%3A%20bassa%20(lentezza%20nel%20parlare)%0AVolume%3A%20basso|Non%20Verbale,Sguardo%3A%20occhi%20spesso%20rivolti%20verso%20l%E2%80%99alto%0ARespirazione%3A%20affrettata%2C%20superficiale%2C%20spezzata%2C%20toracica%0AGestualit%C3%A0%3A%20molto%20accentuata.%20Disegna%20sovente%20figure%20nello%20spazio%20davanti%20a%20s%C3%A9.%20Movimenti%20che%20vanno%20dal%20corpo%20verso%20l%E2%80%99esterno.,Sguardo%3A%20muove%20gli%20occhi%20lentamente%0ARespirazione%3A%20a%20pieno%20torace%20e%20regolare%0AGestualit%C3%A0%3A%20da%20direttore%20d%E2%80%99orchestra.%20Segue%20un%20ritmo%20con%20minimi%20movimenti%20di%20parti%20del%20corpo%20o%20della%20testa.%0APostura%3A%20tende%20spesso%20l%E2%80%99orecchio%20dalla%20parte%20del%20suo%20interlocutore%20mentre%20ascolta,Sguardo%3A%20indirizzato%20verso%20il%20basso%0ARespirazione%3A%20lenta%2C%20profonda%20e%20spesso%20addominale.%0AGestualit%C3%A0%3A%20lenta%20che%20converge%20verso%20il%20proprio%20corpo.%20Ricerca%20del%20contatto%20fisico%0APostura%3A%20raccolta%20verso%20il%20centro%20del%20corpo.%20La%20testa%20%C3%A8%20spesso%20inclinata%20a%20destra%20o%20sinistra%20verso%20una%20spalla%20in%20fase%20di%20ascolto.Naturalmente questa non è la bibbia!

È bene chiarirlo e come detto, questo metodo è sì semplice ed intuitivo, ma va ricalibrato di volta in volta.

Cosa succede infatti se in nostro interlocutore ha un doppio canale come spesso succede?

Con esercizio si ottengono buoni risultati.

Esistono altri metodi più efficaci, ovviamente, e l’individuazione del canale non è che la prima fase per comunicare efficacemente.Partecipa a questo corso per acquisire strumenti che ti permetteranno di

oltre che

Ti aspettiamo

Rispondo a Debora (con o senza la “h” finale non lo so e per questo mi perdonerà) che, incontrandomi ad un corso dal vivo mi fa un’osservazione: “Ma perché dovrei fare un corso di Public Speaking? Mica mi serve!”.

Scusami, innanzi tutto, se quella sera non sono riuscita a trovare il tempo ma eravate in tanti e l’argomento era differente.

Colgo l’occasione per rivolgermi a tutti visto che l’argomento Public Speaking mi sta molto a cuore.

Partiamo dalla premessa per capirci e comprendere come nasce questa piccola storia.

Inizio con il dirti che, il motivo per il quale scrivo queste poche righe, è che sempre più spesso trovo tantissima confusione su ciò che circonda il mondo del Public Speaking la premessa è che assolutamente non è colpa tua!

Spesso si pensa al Public Speaking come la capacità di fare quello che, ad esempio, faccio io e molti miei colleghi: parlare in maniera rilassata davanti ad una platea, utilizzando una comunicazione efficace, trasmettendo i concetti che vogliamo far passare.

Dirai… È allora?

Il saper parlare in pubblico è proprio questo!

Hai completamente ragione… Se non fosse per un’unica sostanziale differenza!

Nella tua immaginazione sei davanti a mille persone e chi frequenta un corso di Public Speaking lo fa perché dovrà oggi o domani affrontare delle situazioni simili… Giusto?

Sbagliato!

Perché il Public Speaking.

Che tu debba parlare alla riunione di classe insegnanti-genitori, alla riunione di condominio, persino quando sei in presenza di 2 o 3 sconosciuti, tutto oggi è Public Speaking!

Una storia vera a proposito del Public Speaking.

Parlare in pubblico non è per nulla semplice!

Potrei farti mille esempi ma, come sempre, le esperienze personali sono le migliori.

L’altra settimana stavo a casa di una collega per preparare un corso che, da qui a breve, vedrai su questo sito e suona il citofono.

La collega, nonché padrona di casa, va a rispondere.

Era un rappresentante che proponeva contratti per la fornitura di energia.

La collega si era dimentica di quell’appuntamento fissato qualche settimana prima e allora lo fa salire per non essere scortese, tanto era mezz’ora al massimo.

Il rappresentante, molto giovane, entra e certamente non si sarebbe aspettato di trovare tutta quella folla.

Oltre alla collega (la padrona di casa) c’eravamo io, Pierluigi, altri miei collaboratori ed altri elementi del Team della collega e, purtroppo per il giovane, eravamo tutti interessati a quello che avrebbe detto: sì anche a noi interessa risparmiare come tutti!

Credi ancora che Public Speaking significhi solo parlare ad un microfono, su di un palco, davanti a centinaia di persone?

Sveglia!

Il giovane era sin da subito in evidente difficoltà!

Forse si aspettava poche persone, la collega ed al massimo qualche componente della sua famiglia.

Probabilmente si era preparato una di quelle classiche “battutine da rappresentante” e sicuramente non aveva potuto “rompere il ghiaccio” come voleva e sentirsi subito a suo agio.

Fatto sta che i “sintomi” da “mancato corso di Public Speaking” c’erano tutti:

ecc.

Se a questo aggiungiamo il fatto che aveva messo il turbo perché non vedeva l’ora di uscire da quella casa, non so cosa altro poteva essere più evidente!

Insomma poteva essere una bella occasione che si trasformava lentamente in una figuraccia per lui colossale.

Ebbene…

C’erano diversi coach in quella stanza e la prima cosa è stata quella di tranquillizzarlo e metterlo al proprio agio. Con domande mirate cercammo di capire il “problema” e in me che non si dica il ragazzo si era sciolto e aveva concluso la sua esposizione…

Il mancato lieto fine

No! Non ho cambiato gestore perché quello che il ragazzo mi ha proposto a conti fatti non mi conveniva, non è sempre una favola con il lieto fine :).

Fatto sta però che, prima di parlare erroneamente di PNL nella vendita, e mandare questi poveri ragazzi al “macello” o, come dicono, a farsi le ossa, si dovrebbe prepararli alla lotta.

È come mandare un pugile contro Tyson (c’è ancora?) sul ring al suo primo incontro… Immagina la scena!

Quanto dura 3 secondi netti?

Il Public Speaking cara Debora è per tutti!

C’è Public Speaking in ogni situazione della vita è più spesso di quanto tu immagini.

In realtà mi piace immaginare che facciamo Public Speaking ad ogni ora del giorno e in qualsiasi situazione e, almeno che tu non viva su una montagna e completamente isolata, dove c’è comunicazione con 3 o più persone stai parlando in pubblico e non conta se quelle persone ti conoscano o siano dei perfetti sconosciuti.

L’unica raccomandazione per te e quel ragazzo, che spero stia leggendo questo articolo,  è essere preparati su quello che si dice… È questo, credo, sia un’ovvietà.

A questo se si aggiungono strumenti potenti come la capacità di Parlare in Pubblico il successo diventa quasi scontato e non importa cosa stiamo proponendo, questo è il bello!

Quando c’è comunicazione c’è sempre uno scopo e l’importante è arrivarci.

Che si tratti di presentare un prodotto per venderlo, di far aggiustare l’ascensore, di far cambiare banco a nostro figlio a scuola o di far valere i nostri diritti parlare in pubblico è fondamentale!

Vuoi saperne di più?

Richiedi maggiori info sul nostro prossimo corso per parlare in pubblico

Ti aspettiamo.

Franca

Guardo divertita quello che sta succedendo a proposito della PNL (Programmazione Neuro Linguistica).

Tra chi propone articoli in rete come Wired sulla PNL che, ad esempio, proclama in pompa magna che

“Dalla psicoterapia al coaching la Pnl è ancora priva di solide prove sperimentali, e presenta molte caratteristiche delle pseudoscienze”

alla serie “The Mentalist” in TV che in una puntata della prima serie (la numero 18) “Patate rossastre” arriva addirittura a deridere la PNL affermando che

“La PNL è una truffa!”,

chi come me usa la PNL ogni giorno non può far altro che sorridere.

Ok, allora io che lavoro con la PNL sono una truffatrice e, le centinaia di persone che fino ad oggi ho aiutato e con cui sono ancora in contatto, sono dei truffati :).

Peccato che:

ecc. ecc.

Seriamente, oggi voglio raccontarti ciò che nessuno ti dice sulla PNL e questo potrebbe essere il primo di una serie di articoli che mireranno a passarti informazioni difficilmente reperibili negli articoli in rete fatti per “prendere visite” e che trovano il tempo che trovano (a mio avviso).

Tutti conoscono Bandler, Grindler, Dits ma se ti nominassi Alfred Korzybski?

Mentre tanti sanno che le teorie di Bandler e Grindler (e della PNL) si fondano anche su quello che Chomsky aveva sostenuto, ed è logico che come la PNL si sia evoluta anche le teorie della “Grammatica trasformazionale” si siano adeguate ai tempi,  ampliate e trasformate, non tutti sanno che  Alfred Korzybski, ingegnere e matematico polacco, contribuì alla nascita della PNL e fu il primo ad adottare i termini “neuro-linguistico” insieme (già negli anni ’40).

Korzybski e la PNL

Celebre è un suo aneddoto, che contribuì a far accendere la lampadina ai due fondatori della PNL.

In una lezione Korzybski finse di avere appetito e prese dalla sua borsa un pacco.

La “schiscetta” era ben coperta tanto che nessuno degli studenti poteva vedere il suo contenuto.

Korzybski tirò fuori dei biscotti e iniziò a mangiarli con gusto.

Poi ne offrì alcuni a degli studenti che erano nelle prime file.

Tutti gustavano i biscotti commentando quanto fossero buoni.

A un tratto Korzybski sollevò il panno nel quale la schiscetta era avvolta e rivelò l’arcano…

Sulla busta dei biscotti c’era un bel pastore tedesco in bella evidenza…

Sì esatto erano biscotti per cani!

Nella classe scoppiò il tumulto e, gli stessi studenti che avevano mangiato con gusto quei biscotti sino a un momento prima, correvano in bagno per vomitare…

Fu allora che Korzybski pronunciò la frase che gettò le basi per la Programmazione Neuro Linguistica

“Ho appena dimostrato che la gente non mangia solo il cibo, ma anche le parole, e che il sapore del primo è spesso influenzato dal sapore delle seconde “.

Korzybski  dimostrò, in negativo, come gran parte delle sofferenze umane provengono  dalla distorsione  tra la rappresentazione linguistica della realtà e la stessa realtà cui fa riferimento.

Bateson e la PNL

Un'altra figura poco nota e poco citata nella storia della nascita della PNL è Gregory Bateson.

Bateson guidò di fatto Bandler e Grindler nella loro ricerca e permise ai due fondatori di gettare le basi alla nuova tecnologia incaricandoli di studiare i maggiori terapeuti degli U.S.A. di quel periodo per investigare come riuscissero a fare quello che facevano, considerato addirittura “magia” per quanto fosse unico.

Fu proprio da questo studio che  Bandler e Grindler diedero il LA al movimento della PNL, tant’è che nel 1975 pubblicarono il libro

“La Struttura della Magia”,

dove è affermato il concetto principe della PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA

“… ciò che chiamiamo «magia» possiede una struttura, e questa struttura può essere scoperta,  modellata e re-insegnata ai «profani».”

La PNL non è MAGIA

PNL e quello che non ti diconoQuello che distinse sin da subito la PNL da qualsiasi altra disciplina esistente sino a quel momento era tracciato e, sostanzialmente, al contrario di quanto viene altrove affermato è di una semplicità estrema che persino un bambino potrebbe capire.

Oggi come allora ci sono persone che eccellono in determinati campi.

Cosa hanno in più?

Si trattava (e si tratta) dell’abilità di:

determinati modelli, che producono queste eccellenze, avvalendosi di strutture semplici. Il compito dell’operatore di PNL è trasmetterle.

Nel tempo personaggi del calibro di:

e i più noti

solo per citarne alcuni, avevano già provato ad avventurarsi in questo campo evolutivo e trasformazionale dell’uomo.

Da James a Maslow

Come dimenticare ad esempio quello che il più celebre filosofo americano,  William James, scrisse in merito

“Ognuno sa di possedere, in un giorno qualsiasi, delle energie addormentate, che gli stimoli di quel giorno non riescono a suscitare, ma che egli potrebbe manifestare se quegli stimoli fossero maggiori. La maggior parte di noi sente una specie di nuvola incombente su di sé, una nuvola che ci tiene al di sotto del nostro grado più alto di chiarezza nel discernimento, di certezza nel ragionamento o di fermezza nella decisione.”

Tratto da “Le energie dell’uomo”

Insomma già in molti, all'epoca, compresero che ogni uomo ha energie assopite e, sino a quanto questi  non avrà in mano strumenti adeguati, sarà in grado di sfruttare solo la minima parte delle proprie energie psichiche e mentali.

Ricordo come già Abraham Maslow, sin dagli anni ’30, iniziò a interessarsi al “modellamento”  con i suoi studi sull’ “auto-realizzazione”.

Per loro fortuna e per fortuna della PNL, Bandler e Grindler, poterono contare su studi precedenti condotti in clima interdisciplinare.

Da Maslow a Orange

Non era un’eccezione ma una regola che Maslow agli inizi dei propri studi facesse riferimento a Orage il quale già in quegli anni parlava di come le persone si sviluppano per gradi diversi e che l’uomo così detto “normale” non è nient’altro che “l’uomo medio”.

«È necessario a questo punto distinguere tra la norma e la media» - Orage.

Tutto ciò produsse come risultato sia in  Bandler sia in Grindler la volontà di cercare e trovare

“la differenza che fa la differenza”

poiché l’uomo “normale” (medio) non esprime tutte le potenzialità che possiede.

Il concetto chiave della PNL

La PNL assimila da questo momento in poi un concetto potente che sfugge ai più: l’uomo “normale” è il frutto della media delle sue azioni precedenti, dove per azioni s’intende proprio tutto, dal pensare al respirare, dal decidere al parlare ecc., divenute, quindi, per lui la norma.

Tale concetto poteva (ed è stato) ampliato iniziando a parlare di abitudini, della loro formazione, di credenze, di valori, di inconscio, di pensiero, di comfort zone ecc.

Questo solo per comprendere che ridurre la PNL ai concetti di:

significa svilire l’intera disciplina della PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA.

Cos'è davvero la PNL

Infatti, a chi mi chiede cos'è la PNL io rispondo spesso

“È un acceleratore delle tue potenzialità”

e ora, se anche tu mi hai fatto questa domanda, magari in uno degli incontri di PNLBENESSERE dove ci siamo visti dal vivo, hai capito il perché.

La PNL è un vero e proprio acceleratore evolutivo e

«La sfida della PNL è mettere le persone in grado di controllare la loro evoluzione cognitiva» (Bandler)

Allora la domanda nasce spontanea…

Perché Bandler e Grindler hanno avuto successo dove gli altri avevano fallito?

Per un semplice dettaglio

“la differenza che fa la differenza”

appunto.

Bandler e Grindler, al contrario di Maslow e di altri, non presero in considerazione le caratteristiche degli uomini eccezionali “finite” ma ciò che aveva prodotto in loro quelle caratteristiche che li rendevano diversi (ed eccezionali) rispetto agli uomini normali (agli uomini medi).

Il “come” era ed è importante!

Era ed è fondamentale nella PNL recuperare le informazioni su come si forma, ad esempio,  il pensiero e  non solo quello che pensa la persona da modellare.

Questo contribuì a trasformare la PNL in quello che oggi la differenzia da qualsiasi altra tecnica.

L’errore che commise Maslow, ad esempio, fu la pretesa di  prendere il “prodotto finito” (ad esempio il pensiero formato) e volerne fare una struttura impiantabile e trasmettibile ad altri individui.

Questa tecnica era fallimentare poiché al momento dell’installazione in un altro soggetto, non essendoci le basi di impianto,  non esisteva modo di rendere effettiva e definitiva la trasformazione se non per brevi periodi.

La PNL, semplicemente, studia con le sue tecniche, il come l’eccellenza si forma determinando il modello della struttura.

Successivamente impianta questi processi (il modello),  trasferendoli  e  lascia che la “macchina” poi lavori per la formazione spontanea e naturale di quella determinata eccellenza.

Tutto questo avviene in pochissimi istanti perché come dice lo stesso Bandler, gli operatori di PNL non avranno fatto propria una determinata tecnica se impiegheranno più di due secondi per installarla.

Sei ancora convinto che la PNL sia una bufala, una pseudoscienza o peggio una truffa?

Se vuoi saperne di più contattami, fissa la tua coaching gratuita ora!

Franca

Nel precedente articolo  abbiamo parlato di sfera di influenza e di controllo.

Abbiamo detto che ci sono cose che non possiamo né controllare né influenzare, e cose che possiamo influenzare ma non controllare.

Qui ci siamo fermati ad analizzare quanto avere delle aspettative sulle persone è l’autostrada preferenziale per l’infelicità ma, nello stesso tempo, quanto difficile sia esserne esenti.

Quindi abbiamo capito che il bello nella nostra vita non può arrivare dall'esterno.

E da dove arriva allora?

Abbiamo una sfera di influenza e di controllo che possiamo esercitare in ogni momento.

È solo da lì che può arrivare il bello.

Da quello che posso influenzare e controllare, per plasmarlo davvero come piace a me.

E cosa posso influenzare e controllare al 100%?

Solamente me stesso: è questa la nostra sfera di influenza e di controllo interna su cui possiamo agire!

Sono l’unica persona che posso davvero plasmare come preferisco, smussando anche i più piccoli angoli.

Ecco perché le sfere d'influenza sono molto utilizzate nel coaching moderno.

È solo da me che può arrivare tutto quello di cui ho bisogno, auto-generandolo.

Se continuo ad avere aspettative sugli altri, come abbiamo già visto, finisco per dare a loro il timone della mia vita, che verrà tenuto in mani altrui a loro uso e consumo.

Sarà l’umore degli altri che influenzerà il mio umore.

Saranno gli obiettivi degli altri che orienteranno la mia vita.

Quando invece prendo io il timone della mia vita, ho la possibilità di dirigere la mia barca verso dove desidero.

E quando so che posso controllare quelle parti di me che non mi permettono di ottenere risultati funzionali al mio benessere e posso influenzare i miei stati d’animo così da provare per la maggior parte del tempo le sensazioni che mi fanno stare bene, non ho più bisogno di aver bisogno di controllare gli altri e aspettarmi quello che non possono darmi.

Questo significa agire sulla tua sfera di influenza e di controllo.

E allora in che modo posso esercitare la mia sfera di influenza e controllo su me stesso, così da essere il generatore di sensazioni positive e risultati soddisfacenti?

Facendo cosa?

Come influenzare la propria sfera di influenza e di controllo

Posso influenzare la mia chimica interna

Se segui questo blog da tempo, saprai perfettamente come gli stati d’animo che vivi sono influenzati dalla chimica che circola nel tuo corpo.

La tua chimica interna può essere influenzata dai pensieri che ti passano per la mente e se sei una di quelle persone che ha sempre il focus puntato su cose che mi fanno stare bene non hai problemi.

Ma può capitare che sei una di quelle persone che si fa qualche “sega mentale” (lo so, non è proprio fine come descrizione ma rende bene..), film catastrofici rispetto a quanto è successo o deve succedere (perché il presente, il qui ed ora, è questione di attimi..) o il suo focus è diretto a quanto di peggio c’è, allora puoi influenzare la tua chimica attraverso la tua fisiologia.

Tu puoi vivere stati emozionali potenzianti per la maggior parte del tempo e raggiungere una modalità da massimo rendimento, agendo sul tuo corpo.

Abbiamo un meccanismo psico-fisico detto “abituazione” che rende l’organismo (quindi anche la produzione della nostra chimica interna) sempre meno ricettivo a stimoli ripetuti e uguali.

Quindi facilmente durante la giornata, nonostante la nostra buona volontà, possiamo essere “indotti” a produrre chimica negativa.

E allora possiamo influenzare la nostra chimica e la nostra sfera di influenza e controllo attraverso il corpo.

Muoviti, respira con consapevolezza, coinvolgi tutti e 5 i sensi, fa che il tuo corpo dia una sferzata alla produzione della chimica che ti gira in corpo.

Posso influenzare il mio dialogo interno

Gestire il proprio dialogo interno è uno strumento potentissimo per gestire la propria sfera di influenza e di controllo che fa la differenza tra vivere una vita serena e l’inferno giornaliero.

Quella vocina che ti gira tutto il giorno nella testa, che non è Dio, non è la tua coscienza, non è il tuo inconscio ma solo un disco incantato abituato a dire sempre le solite cose, ha il potere di rovinarti la vita.

Si basa su concetti che ho fatto miei ma che non hanno niente a che fare con me, perché anche loro sono programmi mentali installati un giorno per modeling (i genitori, gli insegnanti e, una volta diventati adulti, chiunque a cui diamo credibilità, nel senso che crediamo a quello che dice) che sfociano in un dialogo interno che emette giudizi su qualcosa o qualcuno (nello specifico noi stessi).

Ecco questo dialogo lo possiamo influenzare!

Quando diventiamo consapevoli che è solo un disco incantato, possiamo in ogni momento metterlo in discussione, zittirlo, ascoltare cosa vuole davvero dirci oltre le parole, cambiarlo in un mantra potenziante invece che in inutili parole mortificanti.

Posso influenzare le mie azioni

Io posso scegliere!

Questo deve essere chiaro.

In ogni momento posso scegliere quale azione portare avanti e gestire la sfera di influenza e di controllo perché non sono un robot ed ho una mente che ragiona.

Le cose che faccio sono determinate dai pensieri che faccio (e i pensieri li posso controllare) ed ho comunque un sistema di giudizio interno che mi evidenzia se quello che sto facendo è utile oppure no, giusto o sbagliato.

Poi magari non l’ascolto, ma c’è!

Quindi posso decidere di ascoltare le sensazioni che si muovono in me quando agisco, quella percezione interna che mi fa scegliere giornalmente tra un comportamento e un altro.

Chissà quante volte al medesimo stimolo hai re-agito in modo diverso!

Quindi si può fare, bisogna solo decidere di influenzare quei fattori che fanno si che io agisca in un modo piuttosto che un altro.

Posso controllare i miei pensieri

La mente è come una scimmia, se gli dai qualcosa da fare la esegue, se la lasci libera salta impazzita da una parte all’altra.

I pensieri hanno bisogno di essere controllati, se non li controlli ti portano alla pazzia e non scherzo!

Quante volte ti sei fatto un film dell’orrore tutto nella testa e nella realtà non si è manifestato nulla di quello che hai pensato?

E quanto male ti ha fatto stare?

Puoi controllare i tuoi pensieri pilotando il tuo focus attraverso le domande gestendo correttamente la tua sfera di influenza e controllo!

Se ti chiedo cosa hai mangiato ieri a pranzo, la tua mente viene catapultata a dove eri qualche il giorno prima.

Il tuo focus è stato spostato senza nessuna fatica. Usa quindi le domande per controllare i tuoi pensieri.

Posso controllare le mie parole

Quante volte hai avuto problemi per una parola mal detta?

C’è un detto che dice che la lingua non ha ossa, ma rompe le ossa!

Le parole possono essere lame taglienti che feriscono, fanno chiudere relazioni, interrompono amicizie, sfasciano collaborazioni, distruggono popoli.

Il potere del linguaggio che a noi umani è stato dato, non sempre è utilizzato in modo utile.

Ma le parole escono dalla tua bocca e quindi tu puoi controllarle.

Troppo facile dire tutto quello che ci passa per la testa, infischiandosene di chi ne sarà il destinatario.

La mia libertà di espressione finisce dove inizia il rispetto dell’altro, la sua libertà.

Ci sono persone che usano le parole con il solo scopo di dare aria alla bocca, senza la minima preoccupazione del peso di quello che dicono.

E questo non lo puoi controllare?!?

Posso controllare le mie sensazioni

Abbiamo già visto: posso controllare il mio stato d’animo attraverso la fisiologia, ma anche attraverso come utilizzo le parole (quelle che dico a me stesso e quelle che dico agli altri), come direziono i miei pensieri durante il giorno, a quali di essi do energia.

Posso controllare le mie sensazioni e decidere che qualunque cosa succeda non avrà il potere di ferirmi, di farmi star male.

Anche rispetto alle parole che gli altri useranno con me.

Non sei tu che mi ferisci, sono io che decido di sentirmi ferito rispetto ad una cosa che hai detto o fatto. Io posso controllare come sentirmi e non far dipendere da te le sensazioni che provo dentro.

Questa si chiama conoscenza di se e consapevolezza.

A presto

Franca

franca scuzzarella

Mi chiamo Franca Scuzzarella e mi occupo di formazione e coaching dal 2010. Sono una delle poche donne in Italia, certificata come trainer in PNL e sono una mental coach.

La mia passione per la formazione è nata per caso, come tutte le cose straordinarie che succedono nella vita.

Ho fatto della formazione e del Coaching oltre che la mia professione, la mia mission.

 

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