Atteggiamento Statico e Atteggiamento Dinamico

Hai mai sentito parlare di atteggiamento statico e di atteggiamento dinamico?

Bè, sono sicura che già la parola "statico" e "dinamico" ti hanno fatto pensare a due atteggiamenti completamente diversi.

Ma tu hai idea di come questi due atteggiamenti così diversi, possono influenzare la tua vita e soprattutto i risultati che riuscirai a realizzare?

Atteggiamento

Tutti abbiamo un’idea su noi stessi, e ciò che riusciamo ad ottenere è il risultato di quell'idea.

Qualche giorno fa ho scritto su Facebook una frase che diceva:

"Non è quello che sai che fa la differenza, ma quello che fai con ciò che sai".

Si, perché le nostre competenze crescono con noi ed insieme a loro:

  • la nostra intelligenza,
  • le nostre abilità,
  • le nostre qualità ed attitudini.

E questo lo puoi credere vero solo se hai un atteggiamento dinamico.

Atteggiamento dinamico

Chi ha un atteggiamento dinamico nei confronti della vita, sa che le capacità si possono acquisire con

  • lo studio,
  • l'esperienza,
  • l'impegno
  • i fallimenti.

Sa che il suo potenziale è in continua espansione e niente ha a che fare con l'ereditarietà.

È una persona che si impegna, e molto!

Diciamo che quotidianamente fa molto M.I.C. (muove il c…..) e i risultati che ottiene non li considera una fortuna, ma il frutto di duro lavoro. E se qualcosa non va secondo i suoi piani, considera gli insuccessi come esperienza acquisita per fare meglio, per cercare altre strade, nuove soluzioni.

Atteggiamento statico

Chi ha un atteggiamento statico invece, pensa che l’intelligenza, la creatività, i talenti siano qualcosa di innato, che ci accompagna dalla nascita, scritto nel nostro DNA, quindi immutabile.

Crede che il successo sia la naturale conseguenza di quelle abilità che erediti quando nasci e con cui ci muori, rimanendo tali per tutta la nostra vita.

Ovviamente vive i fallimenti come la riprova di quelle abilità mancate, di quella intelligenza non distribuita, di quella forza di volontà scarsa di cui si è stati dotati alla nascita.

Virginia Satir diceva:

"La vita non è quella che dovrebbe essere, è quella che è. È come l’affronti che fa la differenza"…

che ben si concilia con l’affermazione:

“La vita è per il 10% ciò che ti accade e per il 90% come reagisci a ciò che ti accade”.

Da dove arriva il nostro atteggiamento?

Quello che adesso sarebbe interessante capire è da dove ci arrivano questi due atteggiamenti.

Sino a questo momento, se non hai mai sentito parlare di questi due atteggiamenti, la responsabilità è da imputare ai tuoi genitori.

Quando nasce, il bambino è come una spugna con tutto da imparare ed è per "naturale sopravvivenza" incline all'atteggiamento dinamico.

Questo atteggiamento viene poi incentivato o no dalle figure genitoriali, secondo quelle che sono le loro inclinazioni.

Il genitore che ha fatto suo un atteggiamento dinamico, spronerà il bambino ad imparare sempre cose nuove, ad espandere le proprie conoscenze, a crescere.

Il genitore con atteggiamento statico, darà chiare indicazioni su cosa il bimbo può o non può fare, cosa è buono e cosa no, diventando spesso giudizi nei suoi confronti.

Attenzione!!

Non è che sto dicendo che una categoria di genitori sia buona e l’altra cattiva.

Ricordiamoci sempre che le persone fanno quello che fanno perché in quel momento pensano che sia la cosa migliore da fare oppure la sola che conoscono.

L’intenzione è sempre positiva!

Un atteggiamento statico ti tiene a riparo dai rischi, dal dolore, dalle fregature.

Quindi mamma e papà, hanno una grande responsabilità nei confronti del bambino.

Ma se stai leggendo questo blog, ormai bambino non lo sei più da un pezzo e la responsabilità di accettare o meno un atteggiamento mentale statico è solo più tua!

Atteggiamento e scelta

Ora tu puoi scegliere quale atteggiamento utilizzare nella tua vita.

Prova a domandarti:

  • Qual è l’atteggiamento che mi caratterizza?
  • Credo che i successi degli altri siano imputabili alla fortuna? A doti innate?
  • Oppure sono consapevole che siano il frutto di un duro e fottuto lavoro giornaliero?

Bene, se rispetto alla terza domanda ti è anche solo venuto il dubbio che sia così, sei pronto per switchare. Perché quel duro e fottuto lavoro giornaliero per migliorare te stesso puoi farlo anche tu.

  • Quante cose hai imparato da quando sei nato, anche se avevi una mentalità statica?
  • E quante ancora ne puoi imparare?
  • Quanto puoi sviluppare la tua intelligenza, le tue abilità, i tuoi talenti, con i giusti strumenti?

3 strumenti utili per switchare ad un atteggiamento dinamico

Io di strumenti te ne consiglio 3, ma sentiti liberissimo di cercarne altri 300 per diventare la persona che hai sempre voluto essere..

  1. Cerca dei mentori

    Qualunque cosa nuova tu voglia imparare o approfondire, c’è qualcuno che l’ha fatto prima di te. Ed allora cerca qualcuno che possa insegnartela.
    Leggi, studia, frequenta corsi che ti possano insegnare quelle abilità, cercati un mentore che possa passarti il suo know how.
    Sfrutta lo strumento del modeling, modella chi già fa/ha/conosce quello che ti interessa perché godrai del beneficio di fare prima e fare meno errori (li ha già fatti lui al posto tuo)

  2. Rimani focalizzato

    Di occasioni per distrarci ne abbiamo ogni secondo: Facebook e Company sono ottimi contenitori per perdere tempo prezioso che invece potremmo utilizzare per diventare persone migliori.
    Quindi importante è quanto tu sia certo di quello che vuoi (e che vuoi imparare) e resti focalizzato sino a quando non sarai il migliore.
    Ci sono persone che sprecano intere vite a zampettare da una parte all'altra, senza concludere qualcosa degno di nota. Ma sappi in anticipo che rimanere focalizzati ha un prezzo da pagare: via le cazzate con cui riempi la giornata, via il cazzeggio ad oltranza, via l’indecisione e l’inconcludenza.

  3. Pratica, pratica, pratica

    Il mio insegnante di PNL il primo giorno di corso disse che la PNL era soprattutto tre cose: la prima era la pratica perché questa materia non poteva essere appresa senza di essa, la seconda molto più importante della prima era la pratica, e la terza che era la più importante di tutte era la pratica.
    Ricordo che ridemmo tutti un sacco quando disse questa frase…
    Ma conteneva una inconfutabile verità: la pratica è quella che fa scendere nella carne la competenza, è ciò che la fisicalizza.
    Leggere centinaia di libri su un argomento e poi non metterlo mai in pratica, è come non saperne un fico secco.

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2 comments on “Atteggiamento Statico e Atteggiamento Dinamico”

  1. Grazie!
    Articolo molto interessante.
    Personalmente io convivo con un senso di colpa se non investo in mio tempo in attività utili che mi portino ad imparare qualcosa di nuovo volto a migliorarmi.
    Esempio stupido, guardare la tv la sera solo per passare il tempo (non parlo dei film che muoio dalla voglia di vedere) mi crea un senso di spreco e di colpa che non amo avvertire per cui preferisco di gran lunga studiare una lingua, praticare gli esercizi di canto, programmare viaggi o controllare le mie finanze.
    Agire senza uno scopo preciso mi deprime.
    Non so se il mio esempio rispecchia quanto scrivi in questo articolo ma è il mio modo di essere.
    Lo strano (forse) è che non cerco nemmeno di essere come sono ma la cosa mi è innata e se mi comporto differentemente mi sento ‘in colpa’ con me stesso per qualche ragione..
    All’estremo questo può forse portare allo stacanovismo o all’osdessione, chi lo sa..
    Cmq lo ritengo fruttuoso e ringrazio che mi venga automatico.
    Luca

    1. Un atteggiamento dinamico sicuramente, il tuo...
      Molto bello che tu voglia sfruttare a pieno il tempo, senza perderti in situazioni poco costruttive per te.
      L'unica cosa a cui ti consiglio di fare attenzione, è quello di non precluderti qualche tempo in cui non fai nulla.
      Anche quello è un tempo utile, quando smettiamo di "fare" ci colleghiamo al nostro "essere", alla nostra interiorità
      che nella frenesia del produrre sempre un risultato tangibile, perdiamo di vista.
      Sai cosa può farti riflettere? Il senso di colpa.
      Proviamo senso di colpa quando non rispettiamo delle regole che ci siamo imposti, che siano di fattibilità che di pensiero.
      Se ti senti in colpa, domandati se tutto quel "da fare" che senti così naturale ed innato, non sia il frutto di qualche
      convinzione che ti obbliga a "fare" per sentirti considerato, valido, accettato.
      Il mio è giusto uno spunto di riflessione, decidi tu cosa farne.

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