La scorsa volta siamo ritornati sul modello V.A.K. e sulla sua importanza legata anche all'identificazione e alla scelta del canale (Visivo, Auditivo, Cinestesico) preferito dal nostro interlocutore allo scopo di effettuare un ricalco che ci permettesse di allinearci a lui per poter sfruttare una linea comunicativa comune.
Premettendo che non c’è davvero uno studio numerico su larghissima scala, oggi, gli operatori di PNL sanno che:
Sappiamo che dai sensi (CANALI V.A.K.) proviene la nostra “mappa del mondo” è questa rispecchia le informazioni che il nostro cervello ha acquisito nel suo passato.
Tutto il mondo è decodificato attraverso una combinazioni di informazioni che generano una mappa unica e personale.
Questa mappa è, però, influenzata inevitabilmente dall’ambito culturale, dalla struttura della società dove si cresce e dove l’uomo è inserito.
Non esiste, dunque, una realtà vera, unica ed oggettiva, bensì un numero pressoché infinito di rappresentazioni e tante rappresentazioni per quanti sono gli uomini nel mondo.
Da diverso tempo gli operatori di PNL si interrogano su questo.
Accanto ad un fattore di ordine genetico, pare infatti che ogni persona sia predisposta sin dalla nascita ad utilizzare un determinato canale, indubbiamente, i fattori famigliari, culturali, personali, possono modificare questa predisposizione nel tempo o confermarla.
Anche in questo caso ciò che fa la differenza è la conoscenza.
Ogni operatore di PNL ha infatti chiaro cosa sia una struttura.
La struttura è l’individuazione della sequenza delle azioni occorrenti per un processo complesso , associandole ai canali utilizzati al fine di rendere possibile il ricalco.
In pratica, ogni volta che facciamo una determinata azione complessa, questa può essere suddivisa in micro-azioni.
Oltre al comprendere quali esse siano, un operatore in PNL è in grado di capire come i canali V.A.C sono utilizzati.
Come abbiamo detto, infatti, una determinata persona può avere un canale preferenziale ma questo non esclude a priori gli altri canali.
Facciamo un esempio per comprendere ancora meglio il concetto di struttura e quando affermato poc'anzi.
Immagina un calciatore che tira il pallone in porta per cercare di segnare.
Si potrebbe pensare che sia solo il canale visivo ad essere interessato a questo gesto atletico e invece…
Il primo canale è certamente quello legato alla vista, in quanto il calciatore dovrà inquadrare la porta e rendersi conto se ha spazio per effettuare il tiro.
Lo stesso calciatore, prima di tirare dovrà capire se ha avversari intorno senza perdere di vista il pallone, qui interviene il canale auditivo.
Allo stesso modo dovrà dosare la forza e la potenza del tiro e troviamo, dunque, un livello cinestesico...
Ancora ci sono diversi pensieri che affollano la mente in quel momento e il suo cervello dovrà scegliere a quali dare la priorità….
Non c’è un solo canale, ci sono tanti canali che intervengono in un gesto così semplice come tirare un calcio ad un pallone.
L’individuazione corretta della strategia può avere svariati utilizzi come:
Ma è sempre così?
Assolutamente no!
Spesso, non è l'intera struttura che pecca, ma solo sue determinate azioni.
Queste azioni, non utili, sono state adottate spesso per necessità all'inizio, quando la struttura si forma e poi, per abitudine, sono rimaste.
Peggio queste azioni non utili sono state adottate inconsapevolmente e poi sono diventate abitudini senza che ce ne siamo resi conto.
Un facile esempio per comprendere questo meccanismo arriva sempre dall'ambito sportivo.
Oggi, per fortuna, molti atleti iniziano da giovani a praticare sport.
Essendo piccoli si fa di necessità virtù, quindi, ovvie carenze fisiche, causate da corpi in fase formativa, sono compensate con tecniche differenti rispetto al mondo agonistico adulto con la premessa che, presto o tardi, dovranno essere rimpiazzate con delle altre quando il corpo dell’atleta crescerà.
Pensa al tennis, al basket, allo stesso calcio ma anche arti marziali, ginnastica sono tutte discipline che seguono lo stesso corso.
Naturale che si debba partire dalle basi per poi aggiungere altre azioni o perfezionare quelle che già esistono man mano che l’atleta cresce, eliminando ciò che non è utile e sostituendolo.
Perfezione significa anche questo.
Molto spesso, nella vita di tutti i giorni, commettiamo degli errori.
Nulla di grave, celebre è la frase
“Sbagliando si impara”
se non fosse che
“Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”.
Un errore può diventare la routine e, normalmente, se questo accade, non riusciamo a comprenderne il motivo.
È possibile che stai utilizzando un canale V.A.K. in modo sbagliato!
Forse un esempio può chiarire cosa effettivamente succede.
Prendiamo per il nostro esempio un calciatore che è incaricato di tirare i calci di rigore ed ipotizziamo che sia bravissimo in questo.
Un giorno, dopo una serie positiva, ne sbaglia uno e li è la catastrofe.
Partita dopo partita non segna più.
Molti ipotizzano che sia la paura a bloccarlo, del resto è la cosa più semplice da pensare.
Analizzando la sua struttura, quando calcia il rigore, decodifichiamo che:
Nulla di nuovo dirai tu se non fosse che, tra un’azione e un'altra in questa struttura, l'atleta cerca la concentrazione, la sua mente gli propina pensieri…
Quali sono?
“È un occasione preziosa”
“Tutti contano su questo rigore”
“Non devo sbagliare”
STOP!
Forse abbiamo capito?
L’errore è dovuto a questa unica frase
“Non devo sbagliare” ?
Con molta probabilità, quando spiegheremo al calciatore che dovrà ri-abituarsi a pensare
“La metto dentro, adesso”
sostituendo la frase di prima, avverrà il miracolo!
Il suo dialogo interno sabotava quello che stava facendo e il povero calciatore non riusciva a comprendere perché stava andando in rovina.
Il cervello gli trasmetteva qualcosa di completamente sbagliato.
Il nostro cervello non accetta la negazione e quel
“Non devo sbagliare”
va assolutamente sostituito!
Tutti noi abbiamo delle azioni nelle nostre strutture che possono essere corrette.
Intervenendo, tempestivamente, otterremo dei risultati migliori nella nostra vita.
Adesso lo sai!
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