Riempiamo le nostre giornate di mille impegni, ma mai inseriamo nella nostra TO DO LIST un obiettivo riposo.

Siamo talmente abituati a correre, che ormai non ci facciamo neanche più caso.

Riempiamo le nostre giornate di tanti impegni che reputiamo tutti estremamente importanti, dimenticandoci che le cose importanti sono altre.

E la vita me lo ha sbattuto in faccia in modo drammatico lo scorso 16 maggio.

La giornata è iniziata con una febbre altissima, che non ricordo così alta da quando ero bambina. Poi è terminata con la notizia che la mia mamma è volata in cielo.

In un momento, la vita cambia.

E ti accorgi che le mille cose per cui hai corso, hanno poco valore.

O perlomeno non è il valore delle cose che contano.

Un solo giorno e ho imparato due grandi lezioni:

  1. Tra i tanti obiettivi di vita, ce n’è uno tra tutti che riveste un’importanza estrema, altrimenti il corpo ad un certo punto decide in autonomia di fermarti tuo malgrado ed è l’obiettivo riposo
  2. E ho imparato che non tornerà mai più il tempo che hai utilizzato per cose di poco conto oggi.

Quante volte ho rinunciato a passare qualche momento con mia madre perché c’era il lavoro da svolgere, c’erano cose che ritenevo più urgenti, più importanti che stare con lei?

Per poi accorgermi che il tempo era scaduto ed indietro non era più possibile tornare?

In questi momenti è facile lasciarsi andare ad i sensi di colpa. Ma non c’è colpa.

C’è semplicemente che la nostra vita ci porta a fare quello che in quel momento riteniamo più giusto e non c’è cattiveria o menefreghismo. E’ il flusso. Che ci trasporta nel solito tran tran quotidiano fatto più di “fare” che di “essere”.

Non c’è tempo per le persone importanti per noi, non c’è tempo per il riposo che ci permette di ricaricarci e darci maggiore lucidità per riconoscere cosa davvero conta.

Da quando la mia mamma è andata via, mi sembra di essere un’altra.
Ho la sensazione che il mondo si sia rallentato e io viaggio ad una velocità nuova.  Fatta di più presenza, di più consapevolezza, di più attenzione.

Una espansione sensoriale che mi fa cogliere particolari che prima passavano inosservati, dentro di me e fuori di me.

È come se i miei sensi si fossero acuiti e noto.

Noto quello che prima sfuggiva.

E resto in osservazione di questa nuova realtà, che con la sua immensa sofferenza mi sta mostrando un modo diverso di “essere”.

In questo mio scritto non vuole esserci una morale, un insegnamento. Vuole solo invitarti a prenderti cura di due cose estremamente importanti.

Il tuo benessere che è fatto di riposo, di ritmi più umani e di maggiore consapevolezza del momento

Il tempo che ti è stato riservato, per riempirlo di cose davvero importanti come i tuoi affetti che non sono scontati e non sono per sempre.

La vita utilizza mezzi variopinti per insegnarti la lezione.

Questa volta ha usato colori molto forti.

Lunedì, 17 Giugno 2019 ore 20:30

Via Sagra San Michele, 53 Torino

Serata Gratuita per avvicinarsi alla PNL, uno strumento che ti permette di conoscere meglio la persona più importante della tua vita: Te Stesso!

La tua mente ha grandi potenzialità, che probabilmente non sfrutti a pieno mentre invece potresti scoprire in che modo usarla per renderla capace di generare i risultati che desideri.

Parlare oggi di come essere felici al lavoro sembra quasi retorica pura in un Paese come il nostro dove  l’unica cosa stabile  è proprio il tasso di disoccupazione (a  Marzo del 2019 pari al 10,2% della popolazione attiva).

Trovare lavoro, quindi,  è già difficile… figuriamoci essere contenti  del proprio impiego!

In una situazione del genere accontentarsi diventa la parola d’ordine.

Così era ieri e così è oggi.

Viviamo in un epoca in cui il lavoro è  visto come un sacrificio dall’uomo, esattamente come accadeva già in passato… altro che elemento nobiliare come affermò Charles Darwin!

A Napoli diventa “A’ fatic”, ad esempio,  e a Sud come a Nord, in Sicilia come in Piemonte, lavoro diventa sinonimo di “travaglio” (termine che deriva dal latino  tripalium che significa appunto strumento di tortura), che nei rispettivi dialetti si traduce come “Travagghiari” e  “Travajè”

Dunque, è perfettamente inutile arrovellarsi il cervello, tanto non cambia nulla e nulla mai cambierà.

Così come i nostri genitori e i nostri antenati hanno accettato questa condanna, anche noi dobbiamo farlo offrendo sull’Altare Lavoro il nostro tempo in cambio di ciò che ci permetterà di “vivere” e questo ad ogni condizione.

Non importa, quindi,  che il lavoro assorba completamente la nostra vita.

Fortunato è chi un lavoro c’è l’ha… e questo già basta.

Il resto è tutto grasso che cola e qualsiasi cosa va bene.

Questo, in buona sintesi.  è quello che sentirai in giro e questo è quello che tutti oggi vogliono farti credere 🙂 .

È davvero così?

Assolutamente no!

Essere felici al lavoro

Confucio disse:

Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita…

Ecco il primo consiglio: riscrivi questa frase a caratteri cubitali e fa in modo da averla sempre sotto agli occhi perché, se desideri davvero avere una vita piena ed appagante,  è una delle strade maestre da seguire.

La giornata è fatta di 24 ore ed, in teoria, 8 servono per lavorare, 8 sono da auto-dedicarti e 8 per dormire.

Il lavoro dovrebbe, quindi, rappresentare 1/3 della giornata... già tanta roba!

Dico dovrebbe perché, spesso, le 8 ore sono solo una chimera  per molti e questo numero sfora in eccesso intaccando gli altri due campi a discapito di relazioni sociali, famiglia, salute ecc.

Con una situazione del genere, come speri di sopravvivere se fai qualcosa che non ti piace e non ti appassiona?

Chi è felice a lavoro lo sa bene.

Sa che le ore letteralmente volano.

Sa che ogni giorno è una benedizione, una scoperta.

Sa che ogni giorno si aprono nuove strade e ogni giorno un nuovo mattone viene poggiato.

Ambizione e futuro, in questo senso,  corrono di pari passo.

Il fatto è che, molti, troppi, oggi non vivono questa esperienza, ed anche se oltre la metà degli occupati, secondo i dati ISTAT, ha confermato nel 2017 di essere "Abbastanza" felice al lavoro, nulla mi vieta di pensare che quel “Abbastanza” significhi “Mi accontento” anziché “Mi piace e sono pienamente soddisfatto di quello che faccio” così come dovrebbe essere.

Il mondo del lavoro cambia

Del resto  tutti sappiamo quando sia duro lì fuori.

Alcuni lavori, presto, non ci saranno più.

In un futuro, a mio parere non troppo lontano, autisti, camionisti, tassisti, ad esempio, diventeranno solo  ricordi  così come tutti gli addetti, in generale, del settore logistico che saranno sostituiti dalla robotica che avanza.

Notai, consulenti assicurativi e bancari, probabilmente anche avvocati,  e perché no, sarti, postini, hostess di volo, gioiellieri, saranno delle figure professionali superate, almeno per come le conosciamo noi oggi.

Questo deve spaventarci?

Certo che no perché ci saranno altri nuovi impieghi che nasceranno.

L’istituto di ricerca FastFuture, per conto del governo britannico, ad esempio, ha individuato moltissime nuove professioni che nasceranno o si svilupperanno entro il 2030 come:

Non mancano, in questo elenco,  figure iper-specializzate come:

e tanto altro!

Fantascienza?

Se hai il coraggio di guardarti alle spalle e vedere ciò che è accaduto nell’ultimo ventennio, ammetterai che questo è più che possibile.

Possibile, certo, in futuro ma oggi come essere felici al lavoro con quello che abbiamo?

Tu e gli altri

C’è una verità che molti non considerano.

Oggi la cosa più semplice è sempre quella di deresponsabilizzarsi e dare la colpa della propria infelicità sul lavoro agli altri e, che si tratti di elementi reali e concreti come colleghi, datori di lavoro, clienti, ecc. o elementi astratti come Stato, Governo,  tempi che corrono, questo poco conta: il processo è il medesimo.

Credi che cambiando lavoro, cambiando città, cambiando ambiente tutto si risolva?

Non proprio perché fino a quando non comprenderemo che, per cambiare l’ambiente circostante siamo noi che dobbiamo necessariamente cambiare, ci ritroveremo ad affrontare sempre e comunque le stesse identiche situazioni.

Il meccanismo è semplice da capire.

Ho dei colleghi che proprio non mi vanno a genio.

Sono del lavativi e, come accade a Fantozzi, mi ritrovo sempre a fare i loro lavoro più noiosi.

Ho un datore di lavoro che se ne approfitta, mi fa fare sempre tardi e non mi paga mai lo straordinario.

Perché?

Forse perché non sai dire di no?

Forse perché vuoi compiacerli e accattivarti la loro simpatia?

Forse perché sei un vittimista e, inconsciamente, questo ti va bene?

Questa situazione si protrae giorni, mesi ed anni e alla fine, certamente, o implodi o esplodi.

Adesso, credi che cambiando lavoro ed ambiente le cose miglioreranno?

No! Perché tu sarai uguale e ricostruirai il mondo che ti circonda esattamente allo stesso modo.

Stesso discorso per chi lavora in proprio.

Perché i tuoi clienti ti chiedono sempre di più?

Perché non riesci mai a farti pagare il giusto per quello che fai pur avendo tutte le carte in regola per farlo?

Lo so è difficile essere giudici di se stessi.

Per questo ti consiglio di prenotare una sessione di coaching  così potrai vedere tutto più chiaramente.

7 aspetti da tenere subito in considerazione per essere felici al lavoro

Per essere felici al lavoro, quindi, al contrario di quello che si pensa, non occorrono grandi cose.

Tutto parte da noi e, al contrario di quello che si pensa, l’aspetto felicità non è legato all'esterno ma all'interno.

Il lavoro è lavoro qualunque esso sia e, sarai d’accordo con me che ci sono uomini e donne felici che svolgono “lavori umili” e uomini e donne infelici  che svolgono lavori bellissimi.

Come si arriva ad essere felici?

Ovviamente non esiste una ricetta segreta ma ci sono degli aspetti che possono incidere positivamente.

Responsabilizzati

Quello che accade intorno a te, è frutto di quello che sei oggi.

Ciò che accadrà nel futuro sarà frutto di come sarai.

Vivi la tua vita come un protagonista e non come una comparsa.

Diventa il regista e l’attore principale della tua vita e costruiscila come tu vuoi, non come vogliono gli altri.

Sii flessibile

Apprendi l’arte della flessibilità.

Tu non puoi controllare tutto quello che accade ma puoi essere flessibile e piegarti come una canna al vento.

Dirigi la tua vita verso dove vuoi andare ma cogli tutte le occasioni senza incaponirti.

Spesso immaginiamo che arrivare ad un obiettivo sia una linea retta.

Più realisticamente si tratta di una linea molto più curva di quanto tu possa immaginare. L’importante è arrivarci.

Accetta

Perché essere il Don Chisciotte della Mancia che combatte contro i mulini a vento?

Ci sono situazioni che non puoi cambiare.

Semplicemente accettale e passa oltre. Assumiti le tue responsabilità non quelle degli altri.

Sii grato

Spesso ci dimentichiamo che la gratitudine è il primo step concreto per la felicità.

Ringrazia per quello che hai e, che  tu ci creda o no, ti sarà dato molto di più.  A chi è ingrato, invece, sarà tolto anche quel poco che ha.

Sii superiore e positivo

Invidia, gelosia, pettegolezzo dove credi che ti portino?

Essere positivi, aperti all'ascolto, comprensivi,  accondiscendenti, pronti all'ascolto proattivo significa invece vivere bene e, soprattutto, migliorare la propria condizione.

Fai il tuo dovere e basta

Spesso la nostra infelicità al lavoro dipende da un fattore che difficilmente ammettiamo: siamo sempre alla ricerca dell’approvazione esterna.

Sai fare il tuo lavoro?

L’hai fatto nel miglior modo possibile, in quel momento e con quello che avevi a disposizione?

Tanto ti basti.

Chi deve essere soddisfatto di ciò che ha fatto devi essere tu.

L’approvazione degli altri deve essere solo una logica conseguenza.

Ama ciò che fai oggi

Innamorati di quello che stai facendo, che si tratti di qualcosa di temporaneo o meno.

Tutto è utile e, se stai facendo questo oggi, fidati, c’è sempre un motivo.

La vita è un susseguirsi di prove a cui siamo chiamati e che dobbiamo concludere e portare a termine nel migliore dei modi possibile.

Tutto ha un senso.

Infine, per essere felici al lavoro non dimenticare mai di vivere nel qui ed ora  così da poter diventare Leader di te Stesso e ritrovare tutta la felicità che meriti.

Se vuoi approfondire questi ed altri discorsi ti aspetto al prossimi laboratori diI LABORATORI DELLA CRESCITA PERSONALE

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IMPARA I SEGRETI DEI LEADER.

Per avere buone prestazioni il coach sportivo è diventato indispensabile.

Oggi gli atleti sanno che avere delle buone capacità sportive non basta per avere buone prestazioni.

Le variabili da tenere in considerazione per ottenere risultati sportivi agonistici e non agonistici sono tre:

E tre sono gli elementi su cui è necessario stabilire l’allenamento:

Come il coach sportivo può aiutarti

Il coach sportivo può aiutarti in tutti questi aspetti e vediamo come e perché…

È arrivato il momento della gara, quella della stagione.

L’atleta è pronto sulla linea di partenza, sa che si è allenato tanto, la sua tecnica è migliorata tantissimo negli ultimi mesi, la tattica c’è, la motivazione c’è, la preparazione fisica pure…

Si è alimentato bene, ha alternato giusti momenti di allenamento al riposo ed ora è lì, concentrato, in attesa dello start.

Ma...

Improvvisamente una domanda fa capolino nella sua mente

“E se gli altri concorrenti si fossero preparati più di me?”

ed insieme ad essa una fottuta paura che tutto andrà per il verso sbagliato.

Ed è la fine…

La mente viaggia in spazi inutili, le gambe sembrano perdere parte della loro potenza, inizia la gara e l’atleta arranca.

Ovviamente sappiamo già come andrà a finire.

Cosa è successo?

Cosa non ha funzionato?

Tecnica e Tattica

Per un atleta la tecnica è importante!

Allenarsi per l’esecuzione ottimale di un esercizio, di una prestazione, è basilare.

Senza la tecnica non ci sarebbero i passaggi che portano al goal in una partita di calcio, non ci sarebbero nuotatori che sembrano macchine da guerra, non ci sarebbero tennisti che mettono la palla imprendibile nell'angoletto.

Anche la tattica è importante.

Pensa cosa sarebbe una partita di calcio, di rugby, di pallacanestro, senza la tattica.

C’è bisogno di uno schema che funziona, della disposizione ottimale dei giocatori, di un modo funzionale per attraversare il campo ed arrivare all'obiettivo... il fuorigioco calcistico è una tattica, per esempio.

Preparazione Atletica

Poi c’è la preparazione atletica.

Il peso giusto, la tonicità giusta, la forza muscolare giusta, il riposo giusto, l’energia giusta.

Tecnica, tattica e preparazione atletica nel nostro sportivo c’erano quando si è ritrovato sulla linea di partenza.

L'importanza della preparazione mentale

Ma qualcosa non ha funzionato: non c’era la preparazione mentale.

Secondo te, quanto influisce in percentuale la preparazione mentale? 10%? 20%? 40%?

Potrebbe influire anche soltanto per l’1% ma quell’1% farebbe tutta la differenza del mondo.

A parità di preparazione tecnica, di strategia e tattica, di preparazione atletica e fisica, sarà quell’1% che farà la differenza.

Perché avere un coach sportivo

Ecco perché il coach sportivo è diventato un supporto sempre più frequente nelle squadre e negli sport individuali.

Allenare la mente per mantenere alta la concentrazione e gestire la pressione della gara è indispensabile.

Te lo ricordi la finale dei mondiali di calcio del 1994 quando Baggio sbaglia il rigore che decreta il Brasile campioni del mondo?

Un rigoraccio tirato in tribuna.

Da puro dilettante. Lui, il “codino” nazionale che ha vinto il pallone d’oro, credi che non lo sapesse tirare un rigore?

Certo che si!

È stata l’emotività a fregarlo.

La sua mente non era stata allenata a gestire lo stress di quel momento.

Cosa avrebbe fatto un coach sportivo nei due esempi che ti ho citato?

Nel primo caso avrebbe allenato l’atleta già dal gesto tecnico: attraverso video da prendere a modello, simulazioni mentali, visualizzazioni, lo avrebbe aiutato a migliorare il gesto tecnico.

Un importante esperimento effettuato in America, ha proposto a tre gruppi di cestisti del basket tre tipi di allenamento diverso: al primo gruppo è stato proposto il solo allenamento fisico (tirare a canestro), al secondo gruppo allenamento fisico e mentale (tirare a canestro ed immaginare di tirare a canestro), al terzo gruppo l’allenamento solo mentale (immaginare di tirare a canestro).

Sai chi ha effettuato il minor numero di canestri, nel momento che hanno deciso di “misurare” le abilità apprese? Quelli che hanno effettuato solo l’allenamento fisico, mentre gli altri due gruppi hanno avuto pressappoco la stessa prestazione.

Il coach sportivo lo avrebbe aiutato a gestire la paura che l’ha assalito sulla linea di partenza, con quel dialogo interno così poco utile. O meglio ancora, gli avrebbe insegnato come arrivare lì fortemente motivato, concentrato, con qualche ancoraggio utile per richiamare sensazioni potenzianti da utilizzare nei minuti precedenti la gara.

Il nostro “codino” nazionale l’avrebbe allenato a gestire lo stress, l’ansia da prestazione che può arrivare quando hai una responsabilità così grande da sostenere. Gli avrebbe insegnato come gestire le pressioni esterne, un tifo contrario, il faccia a faccia con il suo avversario.

Il coach sportivo ti aiuta a lavorare sulla tua identità di atleta (e non importa che tu sia un agonista oppure no), sulla mentalità da utilizzare, sull'atteggiamento, sulla motivazione e la capacità di dare il meglio di te.

Perché non ha bisogno di saperne del tuo sport, sei tu l’esperto in quello.

Lui è un esperto di come utilizzare la mente a tuo vantaggio.

Ti serve un coach sportivo?

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