Che tu lo creda o no, convinzioni e potere personale sono due aspetti indissolubilmente legati.

I nostri pensieri e i nostri sentimenti, le nostre azioni e le nostre reazioni, non rispondono al mondo come realmente è,  perché non conosciamo mai la realtà direttamente, ma al mondo come crediamo che sia.

Le nostre convinzioni ci dicono chi siamo.

Ne avevamo già parlato ribadendo un concetto fondamentale: noi siamo le nostre convinzioni essendo, sostanzialmente, ciò che pensiamo di essere.

Convinzioni e potere personale

Le convinzioni sono, essenzialmente, relative:

Sono ciò su cui si fondano:

e stabiliscono il rapporto che hai con agli altri e come funziona il mondo (per te).

Da ciò è facile dedurre come qualsiasi tipo di convinzione sia per noi il vero ed unico paio di occhiali con cui guardiamo il mondo e, raramente, ci accorgiamo come questi filtri ci condizionano, alterando direttamente la realtà che ci circonda.

Ad esse sono legati gran parte:

che abbiamo, nonché la loro riuscita.

Quei pochi che hanno avuto la fortuna di lavorare sulle proprie convinzioni limitanti, si sono resi conto come, ampliare la visione del mondo e acquisire nuove risorse al fine di migliorare il proprio benessere, fosse davvero possibile e possono testimoniarlo a gran voce.

Le convinzioni, quindi, risultano essere la porta d’ingresso per entrare in contatto con il proprio potere personale, riaffermandolo.

Per farlo, però, dobbiamo cambiare necessariamente ciò che c’è da cambiare.

“La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.”

Albert Einstein

Le convinzioni

Partire da due concetti è già metà dell’opera.

Dobbiamo essere consci di due considerazioni:

Robert Dilts, uno dei maggiori esperti in PNL a livello mondiale, sostiene che

“Le nostre convinzioni possono plasmare, influenzare o perfino stabilire il nostro grado di intelligenza, di salute, di relazioni, di creatività, addirittura il nostro grado di felicità e di successo personale.”

Come si formano le convinzioni

Le convinzioni derivano dalla validazione di uno o più eventi e si installano all’interno della nostra mente, in particolare nei filtri percettivi.

Quando nasciamo, tranne alcuni istinti primordiali insiti nel nostro essere per garantirci la sopravvivenza, siamo delle perfette lavagne bianche su cui scriveranno, in ordine casuale:

solo per citarne alcuni, in realtà saranno molti di più.

Questo accadrà per tutta la vita, fino al momento in cui riaffermeremo il nostro potere personale e diremo basta.

L’errore che quasi tutti commettono, infatti, è credere che ciò che pensano sia davvero farina del proprio sacco e, anche se ad oggi sono in tanti a ricordarcelo, l’idea che le nostre convinzioni non siano affatto nostre ma di qualche altro, che a sua volta l’ha ereditate, proprio non va giù.

Convinzioni Potenzianti e Limitanti

Il fatto è che, queste convinzioni, possono essere sia positive sia negative.

Sono positive quando si rivelano essere degli aiuti nella nostra vita, degli strumenti validi per raggiungere un dato obiettivo, mentre sono negative quando diventano dei veri e propri ostacoli.

Le convinzioni negative sono dette limitanti, mentre le convinzioni positive sono dette potenzianti, appunto perché potenziano l’individuo, elevandolo dalla massa.

Che oggi molti uomini e molte donne abbiano più convinzioni limitanti che potenzianti, non è una novità.

Le convinzioni limitanti, infatti, si formano spesso da domande irrisolte e, forse, proprio perché viviamo in un mondo che va troppo di fretta, il numero di queste domande cresce vorticosamente.

Non abbiamo mai tempo per fermarci, eppure, facendolo, paradossalmente, ne recupereremo moltissimo.

Alcuni esempi

Esiste un modo per leggere in maniera più veloce?

Certo che esiste. Qual è?

Non avere risposta procura un limite.

Esiste un modo per ampliare i processi memonici?

Certo che esiste. Qual è?

Idem come sopra.

Non avere risposta sui metodi per ampliare la memoria, significa condannare un uomo o una donna per la vita a pensare di “non averne abbastanza”, quando invece, insegnando il metodo dei legamenti alle immagini mentali, tutti possono imparare a farlo e, anzi, ci renderemo conto che il nostro cervello è un data-base senza limiti sviluppando una convinzione potenziante.

Allo stesso modo, condannare un uomo o una donna a leggere ripetendo ad alta voce dentro di sé parola per parola, leggendo e prestando attenzione a tutto,  significa far perdere solo tempo senza ottimizzare un bel niente.

Sapevi che il nostro fantastico cervello è tranquillamente in grado di comprendere tutto il discorso con poche parole?

(…) cervello (…) comprendere (…) discorso (…) poche parole?

È addirittura in grado di comprendere se ci sono errori….

(…) cervello (…) comprdere (…) discorso (…) poche parule?

Figuriamoci!

Convinzioni limitanti

Per completezza di discorso, le convinzioni limitanti si dividono in:

Appartengono alle convinzioni limitanti di identità, tutte quelle convinzioni negative in cui un uomo o una donna attribuiscono il loro comportamento, il loro essere, a fattori legati alla proprio identità. (Ho poca forza perché sono femmina. Sono tirchio perché sono di Genova.) Solitamente sono frutto di stereotipi.

Le convinzioni limitanti causali, invece, sono tutte quelle convinzioni negative legate alla causa che fa scaturire un evento poco piacevole. (Perché hai perso la partita? Perché non sono simpatico agli altri compagni di squadra).

Le convinzioni limitanti di significato, invece, sono tutte quelle convinzioni negative che derivano dal significato che l’uomo o la donna attribuiscono ad un evento importante (Sono stato licenziato perché sono un fallito. Sono stato bocciato all’esame perché questa materia non la capisco).

Come sviluppare potere personale attraverso le convinzioni

Convinzioni e potere personale, quindi, camminano di pari passo e, maggiori saranno le convinzioni potenzianti, maggiore sarà il tuo potere personale.

Più grande diventerà il tuo potere personale e più cresceranno le tue convinzioni potenzianti.

Si tratta di un sistema virtuoso che non ha limiti.

Può essere immaginato come una spirale ascendente capace di crescere a dismisura, per il semplice fatto che i limiti sono solo teorici.

La chiave di volta è trovare l’innesco, valorizzando quello che sei.

Comprendo che non è semplice, del resto, come potrebbe esserlo in un mondo che ci vuole solo come dei numeri senza individualità?

Ognuno di noi, però, ha una propria personalità che desidera emergere e riaccendere il proprio potere personale.

Prima, però, occorre necessariamente lavorare sulle tue convinzioni limitanti, demolendo il muro che ti sei creato intorno e riutilizzando quei mattoni per costruire qualcosa di utile.

Se lo desideri possiamo darti una mano in questo.

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Se ancora non sei pronto per un contatto così intimo e diretto, abbiamo molti eventi in programma che possono aiutarti a risvegliare il tuo potere personale.

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Ti aspetto.

Franca.

Essere felici da soli è davvero possibile.

Non tutti conoscono Scialpi e, a maggior ragione, non tutti conoscono la canzone “Cigarettes and Coffee” e il suo verso più famoso

“Siamo isole dell'oceano della solitudine

Gli arcipelaghi, le città

Dove l'amore naufraga,

Giù dai marciapiedi un cuore rotola”

Quando pensiamo al concetto di felicità che si rapporta con il concetto di solitudine, la prima figura che viene in mente è quella del single o della single.

Chiedersi, quindi, se si può essere felici da soli, si lega ad un aspetto sentimentale più che sociale/relazionale… forse, però, non sappiamo che è la stessa cosa.

A tutti, più o meno, è chiaro il concetto che vivere da soli non equivale necessariamente a vivere  segregati o in solitudine ed essere l’eremita di turno sulla montagna.

Essere felici da soli

Normalmente, infatti, siamo circondati e ci circondiamo volutamente di persone pur non avendo un partner.

Amici, familiari, colleghi di lavoro o semplici conoscenti con cui ci inter-relazioniamo per via delle nostre routine sociali… non possiamo fuggire.

Oggi, a meno che tapparsi in casa dalla mattina alla sera, restare completamente soli non è proprio semplice in un mondo così affollato.

Questo fin dalla nascita e fin da quando abbiamo emesso il primo vagito.

Abbiamo imparato sin dall’infanzia che l’uomo è un animale sociale ed ha bisogno di circondarsi di un gruppo, di pari o meno ha poca importanza.

L’abbiamo compreso prima di apprendere l’arte di restare da soli e, forse anche per questo, oggi restare con noi stessi a volte ci spaventa e ciò ci procura quel senso di dipendenza dagli altri.

Tuttavia, in particolare quando cominciamo ad evolvere come individui, nasce l’esigenza, quasi il bisogno a volte, di restare da soli e confrontarci finalmente a cuore aperto con la persona più importante al mondo: noi.

La maggior parte delle persone, però, non sono ancora pronte ad accettare questa condizione, a coltivare se stesse e conoscersi più profondamente.

Anche per questo commettiamo a volte l’errore di fiondarci, pur non ancora pronti, tra le braccia del primo o della prima che capita, credendo, forse, che la coppia possa compensare il vuoto che sentiamo dentro.

Altre ovvie ragioni potrebbero essere lo spirito di emulazione come anche le imposizioni sociali… ma non è questo il punto!

Il punto vero è che, oggi, nel 2019, esistono ancora donne convinte che una donna senza un uomo non abbia senso.

È vero e lo confermo: la felicità con la coppia viene moltiplicata.

Questo, però, a patto che i due partner siano già completi, appagati e autonomi.

Mezzo mondo e mezzo mondo formano un mondo, due mondi completi possono formare qualcosa certamente di più grande.

Altrimenti il rischio è quello di doversi appoggiare e dipendere in tutto e per tutto dall’altro e non mi riferisco solo a livello materiale/economico.

Come essere felici da soli

Per star bene con noi stessi dobbiamo, innanzitutto, comprendere che la persona più importante sulla terra siamo noi.

Questa è una forma di egoismo sano con la quale sanciamo un principio imprescindibile: se non stiamo bene noi, non potrà stare bene nessun altro.

È solo quando, finalmente, ci innamoriamo di noi che tutto inizia a risplendere con una luce più forte e decisamente più intensa.

Essere da soli in modo consapevole, infatti, sprigiona tantissime potenzialità inesplorate tra cui, probabilmente, c’è la più potente forza mai conosciuta dal genere umano: l’autonomia.

Essere autonomi significa essere liberi ed essere liberi significa non dipendere più da nessuno.

Quando non esiste più dipendenza possiamo fare scelte consapevoli, non essendovi più vincoli.

È allora che i passati bisogni si trasformeranno in desideri e potremmo finalmente partire alla conquista del mondo che ci circonda carichi di una ritrovata autostima e consapevolezza delle nostre potenzialità.

Alcuni pratici consigli per stare bene da soli

Chi è felice da solo sa che, in fondo, non occorre tantissimo per restare in questo stato d’animo.

Più che la meta è il viaggio per arrivare che dovrebbe incutere un po’ di timore.

Se, però, consideriamo che il tempo è dalla nostra parte, con pazienza e costanza possiamo fare nostro questo tesoro.

La prima tappa (e forse anche la meta finale) dovrebbe essere quella di innamorarci di noi nuovamente.

Iniziamo a prenderci cura del nostro aspetto fisico.

L’aspetto fisico è importante e, malgrado quello che pensi, non è solo lo specchio di quello che hai dentro per gli altri ma anche il tuo autoriflesso.

Cambiando l’esterno, cambia l’interno.

Iniziamo a prenderci cura dell’ambiente esterno.

Per stare bene da soli, necessitiamo di un ambiente consono dove farlo.

Vivi nel caos e non riesci a stare serenamente con te stesso?

Guardati intorno.

È probabile che casa tua e/o l’ambiente di lavoro rispecchia questo mude.

Cambia ciò che ti circonda ed inizierai a cambiare anche tu.

Iniziamo a prenderci cura delle relazioni.

Essere felici da soli, come detto, non significa diventare degli eremiti.

Le relazioni sociali sono necessarie e, con molta probabilità, uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione in questo cambiamento per generare nuove consapevolezze.

Le relazioni, in effetti,  costituiscono un banco di prova efficace per verificare il punto di partenza e l’andamento del proprio percorso.

Dipendenze affettive, bisogno di riscontri sociali, eccessiva considerazione dei pareri generati dall’esterno ecc. possono essere un chiaro sintomo che qualcosa nella propria vita non va per il verso giusto.

Bisogna cambiare amicizie, partner, fidanzati o quant’altro?

Assolutamente no!

Spesso ci renderemo conto, durante il nostro percorso, che non necessariamente cambieranno gli attori ma cambierà senz’altro la parte che gli assegneremo nella nostra vita, essendo noi diventati gli unici registi.

Iniziamo ad osservarci.

Infine il consiglio che forse farà la differenza: inizia a guardare quello che fai con occhi diversi.

Crea il Testimone, un elemento che guarda come ti comporti dall’esterno, “spersonalizzando” ogni singola tua azione e comportamento.

Siamo talmente avvinghiati nella realtà che ci circonda che, difficilmente, siamo veramente coscienti di quello che facciamo.

Inoltre, pur essendo un'unica persona, in te e in me, esistono realtà molto differenti e mutevoli.

Il Testimone ti servirà per capire meglio chi sei in ogni ambito della tua vita.

Essere felici da soli, quindi, si può e si deve.

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Sport e motivazione camminano sicuramente di pari passo e questo vale a tutti i livelli.

Chi pratica sport a livello agonistico conosce bene l’importanza di questa simbiosi e, se un campione della NBA, il basket più spettacolare al mondo, come Michael Jordan ha detto

“Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.“

comprendiamo subito quanto questo sia vero.

L’importanza del connubio sport e motivazione, tuttavia, è chiaro anche agli atleti non professionisti.

Tutti sappiamo quanto cresce il peso del borsone appena si supera la fase iniziale e quanto la motivazione sia fondamentale per andare in palestra, anche quando è uno di quei giorni no.  Questo vale a maggior ragione se non facciamo dello Sport la nostra professione.

In fondo cos’è la motivazione se non “l'espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione”?

Motiv-azione non è nient’altro che questo… Il motivo per cui facciamo qualcosa.

Ma perché dovremmo fare attività fisica?

Sport e motivazione

In maniera teorica tutti conosciamo gli innumerevoli benefici dello sport.

Fatta la dovuta premessa che per sport intendiamo un’

“Attività che impegna, sul piano dell'agonismo oppure dell'esercizio individuale o collettivo, le capacità fisico-psichiche”,

quando parliamo di Sport parliamo di qualunque attività che ci faccia M.I.C. (muovere il “C**o” sedere, per dirla in modo aggraziato 😀  ).

Quindi tutto può essere considerato sport, dalla semplice camminata veloce, alla corsa, alla bici, al nuoto alla lezione di zumba in palestra.

Praticare sport regolarmente significa agire direttamente su ogni aspetto della propria vita presente, passata e futura.

Bastano già piccoli risultati per far crescere la nostra autostima e sappiamo quanto questo dia vita ad una escalation di cose positive.

Praticare sport ci garantisce un futuro roseo e certo, invecchiando in buone condizioni di salute.

Oggi la prerogativa non è avere una vita longeva, questo riguarda un po’ tutti, ma arrivare alla vecchiaia con un’aspettativa della qualità di vita futura eccellente.

Tutti dovrebbero iniziare a pensare al proprio benessere in modo che corpo e mente restino in salute abbastanza a lungo per durare e sostenerti fino a cent'anni ed oltre.

Praticare sport ci aiuta a combattere i demoni del passato.

L’attività fisica non agisce direttamente solo sull’aspetto fisico ma anche sulla mente aiutando a sviluppare sentimenti di competenza, autonomia e vicinanza agli altri.

Con l’accrescimento del senso di autoefficacia riusciremo a raggiungere gran parte degli obiettivi prefissati,  superando più facilmente le varie difficoltà che certamente incontreremo.

Se a tutto ciò si associa che l’attività sportiva incrementa la percezione di controllo dei sintomi in persone che soffrono di depressione, il quadro è abbastanza delineato.

Questi, ovviamente, sono solo alcuni dei benefici dell’attività sportiva.

L’uomo è nato per correre non per stare seduto davanti a un PC.

Allora, se tutti noi sappiamo che praticare sport porta solo cose positive, perché la stragrande maggioranza della popolazione è diventata reticente a qualsiasi tipo di movimento?

Non sarebbe più logico che fosse il contrario?

Perché diciamo no allo sport

La vita di ogni individuo, indipendentemente dalla sua età, ceto sociale e trascorsi, da intendersi come esperienza, è fatta di abitudini: tendenza alla ripetizione delle stesse azioni in modo costante.

Alzarsi ad un’ora, pranzare ad un’altra, lavorare in un certo modo ma anche condurre uno stile di vita sano o non farlo affatto… tutto quello che ti circonda è abitudine.

Nella nostra vita, tutti noi, indistintamente, ci creiamo la nostra routine.

Si lotta ogni giorno per costruire una nostra “zona comfort” nella quale stiamo bene e, una volta ottenuta, si lotta allo stesso modo per restarci temendo di perderla.

Cambiare le nostre abitudini significa uscire da questa zona, ed ecco spiegate, almeno in parte, le nostre paure e resistenze ad assumere comportamenti “anormali” (per noi non ripetitivi ed estranei alla nostra persona fino a quel momento), anche sapendo che si trarranno benefici.

Christopher Koch in un articolo “Comprendere la scienza del cambiamento”  scrive:

“Il cambiamento accende una parte del cervello, la corteccia prefrontale, chè è un po’ come la memoria RAM di un PC… Come la memoria RAM, la capacità della corteccia prefrontale è predefinita, limitata – riesce a gestire senza difficoltà una manciata di concetti per poi trovare delle barriere o limiti.  E nel momento in cui i concetti si scontrano con questi limiti si vengono a generare delle sensazioni di disagio palpabili, che causano affaticamento o addirittura rabbia. Questo accade perché la corteccia prefrontale è strettamente collegata al primitivo centro delle emozioni del cervello, l’amygdala, il quale controlla le nostre lotte o successi. (Fonte GoodLifeZen.com)…”

Il nostro cervello va sulla difensiva e non è predisposto per il cambiamento.

Instaurare nuove abitudini significa cambiare.

Per abbandonare la propria zona di comfort si deve essere coscienti di lasciarla per qualcosa di più grande e per farlo dovrai vincere la battaglia più grande: quella con te stesso!

Tutti sappiamo quanto questo sia difficile 😀 ed ecco spiegato perché resti seduto sul divano.

Sport e motivazione: l’importanza di una buona motiv-azione

È fondamentale essere motivati e questo sia per iniziare a fare sport sia per proseguire.

Perché le persone praticano un’attività sportiva?

In uno studio, allargato in molti Paesi europei Gill, Gross e Huddleston nel 1983, attraverso questionari costruiti appositamente per lo studio delle motivazioni, raggrupparono gli otto fattori che spiegano la motivazione nello sport:

  1. Riuscita/status.
  2. Squadra.
  3. Forma fisica.
  4. Spendere energia.
  5. Rinforzi positivi o negativi.
  6. Miglioramento delle abilità sportive.
  7. Amicizia.
  8. Divertimento.

Seguendo uno dei primi lavori in materia di psicologia dello sport, gli italiani Antonelli e Savini, estendono questa lista stabilendo che un fattore motivazionale, primario, molto rilevante legato allo sport è senza dubbio il gioco.

Un’altra motivazione che spinge alla pratica sportiva, secondo i ricercatori italiani, è l’agonismo.

Tra i fattori della motivazione sportiva occorre anche considerare poi, sempre secondo Antonelli e Savini:

La motivazione sportiva, invece, secondo Bouet sarebbe legata ad alcune motivazioni di base:

Come trovare la motivazione

Gli elenchi riportati risultano sterili senza cercare una degna sintesi.

La motivazione, nello sport come nella vita, è riconducibile ad una semplice espressione matematica: A * I, dove (A) è l’azione e (I) l’importanza dell’azione.

Se l’azione è costante, la sua importanza è soggettiva e devi cercarla dentro di te.

Alcune domande utili possono aiutarti…

Quanto è importante per te l’attività sportiva?

Cosa succede se resti in questa condizione?

Quanto i benefici nel praticare uno sport diventeranno utili ed importanti?

Quanta fatica questo ti costerà?

Quanto vuoi raggiungere il risultato che ti sei prefissato?

Quanto questo dipende da te e quanto questo dipende dagli altri o da altro?

Ovviamente sono solo alcuni spunti.Ti aspetto per una seduta di coaching gratuita.

Oggi più che mai, sia nel privato sia nel pubblico, sia per i dipendenti sia per i privati, si parla di obiettivi da raggiungere nel lavoro.

Viviamo in una società altamente competitiva dove, purtroppo,  il "Mors tua vita mea" è una realtà quotidiana che appartiene un po’ a tutti , indipendentemente dall'età, dal sesso, dalla fascia sociale e dall'occupazione.

Il mercato del lavoro, appunto perché «mercato», risponde a queste leggi  e non occorre l’intelligenza di Adam Smith per comprendere che, quando l’offerta (del lavoro) è scarsa, come oggi accade, la domanda sale.

Trovare un lavoro, attualmente,  è difficile, senza competenze specifiche.

Tenerselo, probabilmente, lo è ancora di più perché c’è sempre un potenziale rivale dietro l’angolo.

Certo, potremmo intavolare lunghissimi discorsi sulla macro-politica, la globalizzazione, le nuove leggi sul lavoro, l’immigrazione… nell'immediato nulla cambierebbe, quindi partiamo da ciò che abbiamo e dalla realtà che ci circonda oggi.

Obiettivi da raggiungere nel lavoro

Avere degli obiettivi da raggiungere nel lavoro e rispettare le fameliche "deadlines" (scadenze), imposte o auto-imposte, diventa un modo per  essere efficienti e concretamente indispensabili per l’ambiente esterno.

A lungo andare, però, questa strategia  può essere logorante ed occorre certamente trovare altro.

Se all'inizio non sappiamo rispondere alla domanda "Si lavora per vivere o si vive per lavorare?", presi dall'entusiasmo, dalla novità, dalla curiosità, dopo poco se non pochissimo tempo, la risposta a questa domanda retorica ci sarà chiara come la luce del sole.

Il lavoro, almeno sulla carta, dovrebbe essere concepito come uno scambio equo, in cui a prestazione segue compenso.

Scavando più a fondo ed esaminando meglio la situazione, verificheremo facilmente che la merce di scambio non è l’opera bensì la materia prima più preziosa che un uomo posso avere: il nostro tempo.

Il tempo, anche se scientificamente dimostrato come relativo, preso a livello oggettivo è una costante: indipendentemente se le otto ore in fabbrica ti volano o meno, tu sarai rimasto in quell'ambiente per 480 minuti della tua vita e il tuo datore di lavoro ti pagherà in base a questo.

Ovviamente, in quei 480 minuti, avrai svolto i compiti che ti sono stati assegnati.

Sappiamo che il lavoro manuale/meccanico sta sparendo, questo almeno nella parte industrializzata del mondo.

Tra non molto la robotica sostituirà tutto.

Persino il mestiere più antico, quello dei costruttori, sta cambiando pelle e, presto , le case stampare in 3D  saranno la regola non l’eccezione.

Il mondo del lavoro, quindi, cambia sotto i nostri occhi ma gli obiettivi da raggiungere nel lavoro restano e resteranno.

Se la nostra merce di scambio è il tempo, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, dovremmo intervenire necessariamente su questo fattore.

Consigli utili per raggiungere gli obiettivi nel lavoro

Ecco quindi alcuni consigli utili che io stessa utilizzo.

Raggiungere gli obiettivi nel lavoro imparando a scomporre

Come di mangia un elefante? Un pezzo per volta

Henry Ford era solito dire:

“Niente è davvero difficile se lo si divide in tanti piccoli pezzettini”.

Per ottimizzare il tuo lavoro devi apprendere l’arte di scomporre un macro-obiettivo in tanti micro-obiettivi conseguenziali senza commettere l’errore di perderti.

Ogni obiettivo deve:

Clicca qui per saperne di più 

La programmazione e la pianificazione degli obiettivi è, quindi, fondamentale.

Lo so, tutti vorremmo partire in 5^, prendersi tempo per farlo significa ottimizzare tantissimo il tempo dopo… fidati ed impara a padroneggiare quest’arte.

Per raggiungere gli obiettivi nel lavoro fissa delle scadenze e rispettale

La legge di Pareo stabilisce, sostanzialmente, che tutto si espande in proporzione allo spazio a disposizione fino ad occuparlo totalmente.

Anche il tempo segue questa regola e, il più delle volte, questo influisce sulla nostra produttività.

Se diamo ai nostri obiettivi scadenze troppo lunghe, o peggio nessuna scadenza, difficilmente realizzeremo l’obiettivo nel miglior modo possibile.

Questo perché sulla carta abbiamo tempo e tutti siamo affetti dalla malattia della procrastinazione.

Cura la tua “rimandite acuta”: fissa delle scadenza e diventerai molto più produttivo.

Cosa sono le Big Stone?

Qual è la cosa più importante da fare oggi?

Cos'è fondamentale per andare avanti con il tuo progetto?

Ad inizio giornata occupati di quello e lascia perdere tutto il resto.

Hai fatto solo questo durante la giornata?

Bene! Ti sei portato comunque avanti.

La tua giornata è un contenitore che, per un terzo ed anche più, è già riempito dalle ore di sonno, dal mangiare, dal bere,  dal prenderti cura di te stesso.

Se riempi l’altra parte di pietre piccole (piccole cose non fondamentali) o peggio di sabbia (attività che fanno perdere solo tempo), le grandi pietre, le “Big Stone”, non troveranno mai posto.

Come sapere quali sono le “Big Stone”?

Solitamente sono quelle attività che “ti fanno paura” e che proprio non vorresti fare. Affronta i tuoi demoni.

Apprendi la tecnica dell'80/20

Le “Big Stone” rispondo direttamente ad un'altra legge: quella del 80/20.

Sapevi che il 20% delle attività può portarti ad un 80% in termini di avanzamento del lavoro?

Le “Big Stone” sono, inoltre, obiettivi sbloccanti: una volta portati a termine aprono solitamente nuovi scenari e, se non raggiunti, impediscono il conseguimento del macro-obiettivo generale.

Per questo sono fondamentali ed è fondamentale prendertene cura.

Cura il tuo habitat

Spesso sottovalutiamo che per  raggiungere gli obiettivi nel lavoro abbiamo necessariamente bisogno di un determinato ambiente.

L’ambiente che ci circonda rispecchia ciò che siamo, punto… questo è innegabile.

Mettere in ordine la tua scrivania, pulire, rendere l’ambiente che ti circonda confortevole, personalizzarlo, ti farà essere più produttivo.

Sono molti gli studi che l’affermano.

L’essere umano tende a trovarsi maggiormente a proprio agio in spazi:

L’ambiente di lavoro, oltre a mettere a disposizione gli strumenti indispensabili per lavorare bene, dovrebbe essere arricchito da un arredamento confacente e personalizzato con qualche oggetto proprio di chi quell'ambiente lo vive giorno dopo giorno.

Anche il colore ha la sua importanza.

Vuoi essere più concentrato?

Scegli il giallo.

Vuoi essere più creativo?

Scegli l’arancione.

Se ti occorre di essere rilassato vai sul blu e su tutti i suoi toni mentre se ti occorre calma scegli il verde.

A questo proposito, ricorda di mettere sempre una pianta nel posto di lavoro e se puoi colloca la tua postazione vicino ad un finestra o per lo meno quanto più possibile vicino ad una sorgente di luce naturale.

Sembrano cose superflue… per gli obiettivi da raggiungere nel lavoro non lo sono affatto.

Questi sono solo alcuni consigli che io stessa utilizzo.

Vuoi saperne di più ed approfondire il discorso?

Perché non lo facciamo via telefono o su skype?

Fissa ora la tua coaching gratuita. Condividerò con te altri piccoli accorgimenti che faranno impennare la tua produttività.

Ti aspetto.

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