Lo so che quando si parla di felicità nasce spontanea quella sensazione di inadeguatezza, come se fosse un obiettivo irraggiungibile. Ci accontentiamo di qualche momento di gioia, sapendo che è destinato a finire presto per lasciare il posto alle delusioni, alle sofferenze, ai sogni non realizzati.
La cultura ci cresce con l’idea che la felicità è solo una chimera, un sogno irrealizzabile.
Ha agganciato l’idea di felicità al possedere cose, al ricoprire ruoli. Ci fa credere che la felicità sia un continuo stato di sovraeccitazione, dove tutto funziona, tutto gira nel senso giusto.
Ci fa ricercare la felicità fuori di noi, in quello che ci circonda. Ed è quindi uno stato impossibile da vivere: “Non si può essere sempre felici”.
“Siamo nati per soffrire”… pure i proverbi ci remano contro.
Come se un dio cattivo ci abbia dato l’opportunità di vivere questa vita per vederne le peggio brutture e viverne le peggio sensazioni.
Pensiamo che la felicità sia fuggire dal dolore, dalle sfide.
Per essere felice deve andare tutto bene.
Io credo, e come me tante altre persone, che la felicità sia la realizzazione di se stessi, del vivere la vita che vivi accogliendo ogni singolo istante come un dono prezioso che contribuisce a diventare la persona che sei nato per essere.
Certo, le cose materiali ti danno belle sensazioni da vivere nell’immediato (penso a come sono eccitata in questo periodo all’idea di fare delle migliorie alla mia casa), il riconoscimento degli altri rispetto a chi sei ti riempie di soddisfazione ma la felicità è un’altra cosa.
Non ha nulla a che vedere con ciò che sta intorno a noi, non dipende da ciò che abbiamo o da come siamo, dalla nostra forza o debolezza, dal fatto di aver capito o non capito qualcosa, dall’avere vissuto più gioie che dolori.
Ed il problema ancora più grande è che deleghiamo il momento in cui essere felici a quello in cui raggiungeremo quell’obiettivo, avremo quella promozione, compreremo quella casa, faremo quel viaggio, vivremo quella esperienza.
La felicità sempre dopo. Sempre dopo un tempo più o meno lungo che chiamiamo futuro e che ci fa vivere il presente come una sofferenza, un prezzo da pagare. Guardiamo laggiù e ci perdiamo il viaggio, ci perdiamo il qui ed ora, dove c’è tutto quello che ci serve per essere felici.
Hai mai pensato alla felicità che dovresti provare per il semplice fatto di svegliarti il mattino, tirarti su con le tue gambe, spalancare le finestre e vedere il sole o la nebbia o la pioggia?
La felicità del sapere che ci sei, che esisti, che hai una nuova giornata da vivere ricca di esperienze?
La felicità di guardare sereno alla propria vita e sentire che è meravigliosa così com’è?
Non ci manca niente.
Goditi il viaggio, goditi ogni attimo del presente e non delegare al futuro il momento giusto per essere felice, qualunque sia l’obiettivo che vuoi raggiungere.
Franca Scuzzarella
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La felicità coincide con il fare quello che si desidera fare in quel momento; ci si autorelizza vivendo, nella vera e piena accezione di questo termine, con passione. Passione unita alla leggerezza, costituiscono lo stimolante binomio per conseguire i target funzionali alle nostre esigenze primarie di vita, tra cui sicuramente un ruolo da protagonista è rivestito, in quanto l'uomo è un animale sociale, dalla felicità! Pertanto, rivolgete il vostro focus, senza fretta ma senza nessuna sosta, verso il raggiungimento dell'ineludibile felicità e, una volta ottenuta, rimodulate le coordinate per un nuovo cambiamento, per un nuovo viaggio! La felicità va mantenuta e, con coraggio, nuovamente impavidi, osate intraprendere un nuovo viaggio: una nuova opportunità di provare quella meravigliosa adrenalinica sensazione di sentirsi felici perchè vivi!
Vivere con passione, gustandoci il presente. Questo un ingrediente della felicità! Grazie Alessandro