Quando ho iniziato come Coach ero alla ricerca per trovare le migliori domande di coaching da fare ai miei Coachee.
Le scrivevo sugli spazi bianchi delle pagine dei libri di coaching che leggevo e ricordo di avere un enorme elenco di domande scritte su un quaderno che aggiornavo dopo le mie prime sessioni di coaching. Quando ho iniziato ho lavorato molto su Skype e mi ricordo che c'erano pezzi di carta, post-it e schede su tutta la mia scrivania.
Che tempi…
Ricordo anche che mi confrontavo con i miei colleghi di corso e raccattando qua e là ho catalogato più di 100 domande di coaching da porre ai miei clienti.
Con tutto quel materiale ero sicura che sarei stata molto più efficace.
Dopo alcune sessioni di coaching, un collega mi chiamò per chiedermi se le “sue” domande mi avevano aiutato.
Ricordo che risi, dicendo che non era andata proprio come mi aspettavo, perché le domande non si adattavano perfettamente alla conversazione che avevo avuto con i miei clienti.
Ci ho messo un po’ per capire che non c’è una domanda perfetta.
Il trucco è fare la domanda giusta al momento giusto, e ci vuole tempo per capire.
Si tratta di esercitarsi e testare le domande per verificare l’effetto che ottengono. E poi ho sperimentato il silenzio. Il silenzio è davvero d'oro quando si tratta di coaching.
Quindi, se stai cercando le migliori domande di coaching, e non necessariamente perché sei un coach ma perché dirigi un gruppo di lavoro, una squadra, o semplicemente se vuoi essere efficace nell’aiutare chi ti sta intorno e magari ha capito che la tua empatia ti può permettere di dargli una mano, allora condividerò con te qualche chicca che ti può dare una mano.
Le migliori domande di coaching sono quelle che fanno pensare davvero le persone. E’ la capacità di fare una domanda che attraversa tutti i preconcetti, le convinzioni, le vecchie idee e arriva al nocciolo del problema.
Semplice, ma non necessariamente facile.
Queste sono le domande che faccio e che trovo incredibilmente utili:
Questa domanda si è rivelata importantissima per me. Ed anche per il mio coachee. Era molto frustrante finire la sessione e non sapere se avevo effettivamente aiutato il mio cliente. Non avevamo stabilito nulla. Invece questa domanda ci dà la possibilità di sapere esattamente su cosa lavorare in quel tempo a disposizione, approfondendo quell'unica cosa che vorrebbe avere come risultato di quella sessione.
Uso questa domanda ad ogni sessione. Voglio che il mio cliente abbia chiaro quale sarà per lui un buon risultato da raggiungere nel tempo che abbiamo a disposizione e voglio potermi riferire a questo durante tutta la sessione. È l’obiettivo che darà la direzione alla coaching, mantenendomi in pista.
Questa domanda funziona perché i clienti vengono con una lista enorme di cose che vorrebbero cambiare/raggiungere e questa domanda li focalizza su un aspetto, li aiuta a mettere a fuoco cosa vogliono, li sta aiutando a dare una priorità.
Per me funziona perché mi fa comprendere le loro priorità, mi permette di mantenere l’attenzione sul loro obiettivo generale, gli sto fornendo risultati effettivi e soprattutto sto insegnando al cliente che il cambiamento richiede tempo (non è possibile conquistare il mondo in una sola sessione ma puoi avere un ottimo inizio!)
Altra domanda:
Questa domanda obbliga il cliente ad andare oltre le opzioni logiche a cui ha già pensato ed andare oltre, perché questa domanda riguarda la sospensione della logica e l'attivazione del cervello creativo.
Quando uso questa domanda? Quando il cliente è bloccato in un ciclo di pensiero, non è in grado di fare qualcosa o si sente negativo. Funziona perché mi aiuta a portare il mio cliente in un luogo di possibilità, la sospensione della realtà consente al cervello creativo di dare il via al “tutto è possibile…”.
Creando una lista di possibili opzioni da esplorare, possono decidere quali opzioni sono fattibili e possono scegliere su quale concentrarsi.
Altra domanda potente:
Lo so, sembra una domanda stupida. Ti starai chiedendo: “Come può essere utile questa domanda?”
Non immagini quanto estremamente potente è in una sessione di coaching. Ancor di più se sei agli inizi perché c'è la tendenza a voler riempire il silenzio quando il tuo cliente smette di parlare.
Quando usare questa domanda? Quando pensi che ci sia ancora qualcosa da dire al proposito oppure la butti proprio lì per mandare il tuo cliente in ricerca ulteriore di opzioni (il lato creativo viene fortemente stimolato). Funziona perché crea spazio affinché si possa pensare ad un’espansione della risposta.
Aiuta a creare più chiarezza e il tuo cliente condividerà ad un livello molto più profondo
Domanda:
Usando moltissimo la PNL, ritengo importante lavorare sul cambiamento di prospettiva. Troppo spesso non vediamo ciò che non siamo abituati a vedere! Iniziare a guardare alle cose in modo diverso può essere qualcosa che cambia la vita.
Utilizzo questa domanda quando il mio cliente ha difficoltà in una relazione, si trova in difficoltà con un particolare problema nel lavoro, negli affari, si sente bloccato ecc.
E’ una domanda potente perché abbiamo i nostri filtri che predeterminano in che modo vediamo le situazioni, i problemi, e il presupposto che nasconde questa domanda è che ci sono altri modi per percepire il problema, quindi il cliente può vedere una prospettiva completamente nuova attraverso questa domanda.
Domanda:
Questa è tosta ma è un vero tesoro!
Le persone si lamentano ma poi quando è ora di fare M.I.C. (muovere il c…..) fanno una gran fatica. E allora li metto davanti alla loro responsabilità.
Uso questa domanda quando il cliente parla di agire, ma non lo fa, quando l’azione da fare richiesta è grande ed impegnativa. E’ una domanda sfidante: sfida il mio cliente a considerare se è effettivamente disposto a fare ciò che serve.
La domanda nasconde un presupposto: che il cliente sia disposto a farlo e che sia solo questione di quanto e cosa sia disposto a fare! Meravigliose presupposizioni…
Inoltre aiuta il cliente ad avere le idee più chiare rispetto all'impegno richiesto, a trovare dentro di se ulteriori nuove risorse per affrontarlo, buttar fuori quelli che possono essere gli eventuali autosabotaggi, i limiti e quindi fare un’esplorazione più ampia.
Basta ascoltare ed essere nel qui ed ora con il tuo cliente. Fidati del tuo intuito e sappi che verrà la domanda giusta se riuscirai a zittire il tuo dialogo interno abbastanza a lungo da poter ascoltare con il cuore!
Non riguarda te, riguarda il cliente ed il tuo punto di vista, il tuo giudizio sono il peggior nemico in agguato.
Se ti stai concentrando sulla prossima migliore domanda da fare, potresti perderti l'unica cosa chiave di cui ti sta parlando e che lo aiuterà a fare una svolta.
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Franca Scuzzarella
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