Ovvero… qual è davvero il motivo che ci spinge a vivere nel passato o nel futuro e non nel qui ed ora come dovrebbe essere?
Ricordare... la cosa che facciamo migliaia di volte al giorno.
Lo facciamo costantemente perché viviamo per la maggior parte della giornata in due tempi che non esistono se non nella nostra mente: il passato e il futuro.
La difficoltà del vivere nel qui ed ora ci porta a orientare i nostri pensieri alla ricerca di similitudini con quello che sta succedendo e che risiedono nel nostro passato.
Lo facciamo da sempre. Lo facevano i nostri avi, lo facciamo anche noi.
La mente umana ha bisogno di generalizzare e trovare conferme.
Generalizza perché fa prima.
Non ha bisogno di valutare l’esperienza nella sua specificità e, una volta ritrovata una similitudine, archivia con lo stesso significato e ricerca conferme proprio per rafforzare quell’idea.
È un processo innato dove l’idea stessa che si genera altro non è che un collegamento neurologico a comprova dell’esperienza stessa.
È un circolo vizioso, dunque, nel quale le esperienze del passato ci servono per comprendere cosa accade nel presente e valutare meglio il futuro.
Quando nasciamo abbiamo circa 100 miliardi di cellule neurali (le cellule del nostro cervello) e dal primo momento di vita (e anche prima, nella pancia della mamma) ogni volta che facciamo esperienza di qualcosa di nuovo creiamo una connessione neurologica chiamata sinapsi che all’inizio è una connessione debole.
Man mano che ripetiamo l’esperienza (e la ripetiamo, proprio per il bisogno del nostro cervello di andare a cercare similitudini e generalizzare) quella connessione si rafforza sempre di più sino a diventare molto forte e a quel punto si è creato l’automatismo.
Facciamo un esempio.
Nella vita di tutti i giorni mi trovo a vivere diverse esperienze, alcune positive altre meno.
Diciamo che vivo una situazione che mi mette in condizione di pensare che delle persone non ci si può fidare.
Quando mi ritroverò in una situazione simile, il mio cervello andrà a cercare una informazione che gli assomiglia per dargli un significato e troverà quella che dice che delle persone non ci si può fidare.
Ovviamente la prenderò per buona e rafforzerò quella sinapsi.
E capiterà ancora e rafforzerò nuovamente.
Capiterà anche una situazione che potrebbe farmi pensare che delle persone invece mi posso fidare eccome ma sarò portato ad ignorarla (la cancello, altro meccanismo inconscio del nostro cervello) o trattarla come l’eccezione che conferma la regola e quindi ogni volta che mi ritroverò a rapportarmi a qualcuno, lo farò avendo come riferimento quel ricordo di un’esperienza negativa.
Quella sinapsi così forte determinerà il mio punto di vista, le mie convinzioni, il mio modo di agire e comportarmi.
Ecco perché stiamo spesso nei ricordi del passato: per cercare conferme a quello che viviamo quotidianamente e dargli un significato.
Vivere nel presente, invece, richiede uno sforzo maggiore.
Le sinapsi, le autostrade che collegano l’assetto neuronale, come detto, si formano presto.
Devi sapere che l’uomo, per la sua stessa natura, non sopporta il dolore e la mente deve arginare questo reale pericolo.
Lo scopo della nostra mente è farci sopravvivere e questa, farà il possibile e l’impossibile per preservarci dal ripetere le esperienze negative del passato.
Ecco perché, nell’esempio precedente, le sinapsi delle persone brutte e cattive, in condizioni normali, difficilmente potranno essere rimosse senza un aiuto esterno: sono strutturate, ben formate ed assolvono allo scopo primario della mente.
Anche se la vita, quindi, ci metterà di fronte persone di cui ci si può fidare, faremo di tutto per auto-sabotare questa situazione: dobbiamo comprovare a noi stessi (alla mente) che non ci stavamo sbagliando.
Questo è davvero un bel problema.
Le esperienze negative battono sempre quelle positive.
D'altronde lo schema mentale della “Profezia che si auto avvera” è qualcosa di conosciuto: se non ci credi farari di tutto perché ciò che accadrà in futuro andrà male.
Sulle sinapsi si fondano le nostre credenze e su queste di basano le nostre convinzioni e, quindi, la nostra percezione della realtà.
Realtà che può essere positiva o negativa, tutto dipende da come è partito ed è stato generato.
Spesso, però, come già sappiamo, credenze e convinzioni non sono solo frutto della sola esperienza personale ma possono derivare anche dalla collettività che ci circonda.
Famiglia, scuola, ambiente sociale lasciano tracce indelebili dentro di noi sin da piccoli, è bene saperlo.
Le credenze così si sommano, si moltiplicano, e la mente agisce prendendo a mani basse ciò che le serve: spesso ciò che di più negativo c’è e su queste basi agisce di conseguenza.
Come uscire da questa spirale negativa?
Vivere nel passato, oggi, è una scelta.
Abbiamo tutti gli strumenti che ci permettono di uscire da questo gioco al massacro.
La Programmazione Neuro Linguistica ti permette, in qualsiasi momento, di fare un reset generale e ripartire attraverso varie tecnologie. Il Reframing , ad esempio, è un valido strumento.
Con il Coaching, poi, è oggi possibile davvero partire da questa nuova situazione e creare quella che più ci piace.
Noi non siamo i nostri comportamenti.
Il primo passo è certamente capire adesso dove sei ora e la ruota della vita nasce per questo scopo.
Cogli questa opportunità per riprendere in mano la tua vita.
Se vuoi, puoi.
Contattami per saperne di più.
Faremo il primo passo insieme.
Franca.
Franca Scuzzarella
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