La PNL e le parole che non ti ho mai detto… Ancora

Esistono in PNL delle parole magiche e delle parole Tabù?

Spesso abbiamo scandito l’acronimo PNL.

Accanto a Programmazione e Neuro compare la parola Linguistica.

Quindi è giusto chiedersi... Esistono delle parole che se utilizzate corrispondono all’ Abbacadabra dei maghi?

Puntualizziamolo ancora una volta, anche se uno dei padri fondatori (co-creatore) della PNL,  Richard Bandler in gioventù ha spesso sperimentato “riti magici” (si veda il libro Viaggio nella PNL dove è lo stesso Richard Bandler a parlare dei suoi esperimenti  e dei suoi “viaggi” con l'Ayahuasca) quello di cui stiamo per parlare non è proprio “magia” nel senso lato della parola…

È qualcosa di reale e concreto che potrai sperimentare nella vita di tutti i giorni e di cui non sai nulla… Ancora!

Quando eravamo piccoli bastavano piccole parole per far “scattare” sugli attenti chi ci circondava.

Prova a immaginare di essere in un stanza con un bimbo di 2 anni e sentirgli pronunciare la parola “Pipì”… 🙂

Allo stesso modo parole come “Cacca”, “Acqua”, Pappa” … Avevano ed hanno lo stesso effetto.

Con la crescita il gioco si è rotto e, giustamente, al bagno come in cucina dovevamo andarci da soli.

Esistono in ogni lingua parlata alcune parole che, se utilizzate in un determinato modo, aprono nella mente dei nostri interlocutori nuovi scenari.

Queste parole possono essere sia positive (aprono scenari positivi) che negative (aprono scenari negativi).

Quali sono queste parole magiche e come vanno utilizzate?

Una delle prime in assoluto che ho appreso ormai da molti anni , l’hai già vista prima nei precedenti paragrafi anche se non te ne sei reso conto…

È “Ancora”.

Questa parola, d’uso comune, può essere davvero molto potente.

Un utilizzo classico che ne faccio è inserirla nella riposte ad affermazioni auto-sabotanti  per facilitare il cambiamento dello stato d’animo del mio interlocutore.

Situazione tipo…

“Questo non lo so proprio fare”

Risposta

“Questo non lo sai fare… Ancora”

Eliminando il “proprio” e utilizzando “Ancora” la mente inconscia dell’interlocutore inizia a focalizzarsi diversamente sul “problema”.

È naturale che questa tecnica deve essere utilizzata nel giusto modo.

Prima di tutto va utilizzata un’intonazione di voce adeguata volta a marcare la parola (o le parole) nella frase che ci interessa evidenziare.

L’utilizzo della gestualità è anch'esso fondamentale se vogliamo ottenere dei risultati concreti e rapidi.

Possiamo utilizzare “la nostra bacchetta magica” ovvero il dito indice che sarà rivolto al nostro interlocutore.

Ancora meglio se tocchiamo il corpo dell’interlocutore mentre pronunciamo queste parole.

Una cosa da non dimenticare, se si vuole applicare proprio questo esempio, è guardare negli occhi l’interlocutore: accentueremo il suo senso di auto-sfida per eliminare l’auto-sabotaggio auto-prodotto.

Un altro insieme  di parole che ho imparato ad apprezzare nel corso degli anni è “Per adesso”.

Anche queste parole sortiscono lo stesso effetto (oltre a darci la possibilità di variegare il nostro linguaggio).

Stessa situazione simulata di prima:

“Questo non lo so proprio fare”

Risposta

“Questo non lo sai fare…  Per adesso”

Vuoi rafforzare ancora di più queste parole magiche?

Usa il nome dell’interlocutore nella frase (e se c’è confidenza meglio il nome abbreviato)…

“Gigi questo non lo sai fare…  Per adesso!”

È un’operazione nel suo inconscio ancora più potente che richiamerà la sua attenzione!

Le parole da evitare… Assolutamente!

Allo stesso modo, come ci sono parole e insiemi di parole  che sono positive, esistono parole e insiemi di parole che se utilizzate male possono rivelarsi dei veri killer!

Alcuni esempi  sono “ma”, “però”, ” perché”, “non”…

Ce ne sono anche altre ovviamente! Queste sono le più comuni e quelle maggiormente utilizzate.

“Hai fatto tutto bene ma…”

“Hai rimesso a posto i cassetti tuttavia…”

Ma / Tuttavia / Però ammazzano la frase precedente e si devono utilizzare con molta parsimonia ed attenzione (cosa a cui non facciamo mai caso!).

L’inconscio dell’interlocutore  pone la sua attenzione sulla seconda frase (spesso negativa) e cancella la prima.

Utilizzare un tipo di comunicazione simile, soprattutto se si lavora in ambiti educativi-formativi o si ricopre funzioni di responsabilità sugli altri , è agghiacciante.

Prova a metterti nei panni dell’interlocutore per un attimo…

Immagina di essere un impiegato ed hai un capo-ufficio che utilizza un linguaggio simile…

Giorno dopo giorno…

“Il report è fatto bene ma…”

“Hai mandato tutte le email però…”

“Gli ordini sono stati fatti ma…”

……

Riesco a farmi capire?

Cosa succede nella mente di quell’impiegato?

Ed un professore…

“Il tema è bello ma…”

“Hai studiato tuttavia…”

…..

Cosa scatta nella testa di quello studente secondo te?

Un altro errore comune è l’utilizzo del “Perché”.

Questa parola compare molto (direi troppo) nelle domande e il tono accusatorio con il quale è utilizzata non aiuta di certo.

“Perché qui manca l’accento?”

“Perché questa fattura non c’è?”

…..

L’utilizzo del “Perché” fa scattare la ricerca di una risposta logica e la collocazione (sempre logica e quindi conscia) dell’interlocutore sulla difesa e sulla chiusura.

Se stiamo cercando di migliorare la situazione e non peggiorarla ulteriormente questo atteggiamento è assolutamente da evitare.

Evito di dilungarmi troppo sull'utilizzo del “Non”, specie nelle frasi “imperative” (di comando).

Per il cervello umano, come più volte detto, il “Non” è inesistente.

“Non pensare all’elefante viola!”

Un classico… A cosa hai pensato?

Evitiamo queste frasi, semplicemente sono inutili.

Sforziamoci, d’ora in avanti, di parlare sempre al positivo per avere una comunicazione più fluida e immediatamente comprensibile.

Come evitare le parole negative?

Infine voglio fornirti qualche piccolo spunto di riflessione che mi auguro con il tempo venga ampliato a dismisura.

Esistono strategie linguistiche per evitare le parole negative.

Il primo in assoluto è l’utilizzo di congiunzioni positive delle quali la “e” è la regina indiscussa.

“E… questa fattura?”

“E… L’accento?"

Fondamentale sempre tonalità e atteggiamento.

Anche se” è un valido alter-ego di “Ma”. “Però” e “Tuttavia”…

“Il tema è DAVVERO bello anche se…”

“Hai studiato BENE anche se…”

Anche qui restano fondamentali  toni e atteggiamenti.

L’ultima chicca…

Sostituiamo una volta per tutte questo odioso “Perché” nelle domande?

Che ne dici se iniziassimo ad utilizzare “Per quale ragione….”?

“Per quale ragione manca questa fattura?”

Forse il nostro ipotetico impiegato ci darà una risposta sincera

“Me la sono dimentica!”

… e tutto inizierà a girare in un modo differente!

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