Sono appena rientrata da un corso di formazione a dire poco strepitoso: il Vitality Coaching.
Questo corso, che parla di salute, energia e vitalità, era l’ultimo anello mancante per concludere il mio Master in Coaching che mi permetterà di ottenere la certificazione di Coach.
Un corso strepitoso perché mi ha regalato consapevolezze nuove rispetto alle mie potenzialità e alle mia salute. E quello che mi ha insegnato a proposito di salute e vitalità lo trovi nel post che pubblicherò in questi giorni su www.dimagrireserenamente.it , mentre qui voglio affrontare una delle cose che ho imparato a questo corso.
Il Vitality Coaching racchiude nel suo programma una sfida: la Sfida del Palo.
Questa sfida prevede la scalata di un palo alto 12 metri dove, una volta raggiunta la sommità, ci si deve lanciare con l’obiettivo di aggrapparsi ad un trapezio sospeso ad una distanza di circa due metri. Una prova fisica particolarmente sfidante, poiché rimanere sospesi a quell’altezza, in tale equilibrio da permettere di assumere la posizione verticale su una base di 50 centimetri scarsi, vi assicuro che non è semplice.
Lo scopo di questo esercizio non è tanto la prova fisica ma metaforicamente cosa rappresenta e ovviamente non sarò certo io a svelare l’arcano, nell’ipotesi che decidiate di farvi questo regalo e partecipare alla prossima edizione del Vitality Coaching.
Ma la riflessione che è nata dentro di me dopo quell’esercizio, quella ci può stare.
Partiamo dal presupposto che in equilibrio su quel palo non sono riuscita a salirci. Non sino in cima. Mi sono fermata agli ultimi due pioli e poi mi sono lanciata, anche perché da quella altezza bisognava pur scendere 😃
E questo mi ha fatto provare una fortissima delusione che, giunta a terra, si è trasformata in un pianto disperato. Superare quella prova per me era importante, avevo ancorato a quel trapezio da raggiungere un grande significato. E invece sentivo di avere fallito.
Non ce l’avevo fatta. Non ero stata ok per quella sfida. Non ero riuscita. Come tante altre volte nella vita, non avevo raggiunto il mio obiettivo.
Quante volte ti è capitato di sentirti così? Di dare grande importanza o significato ad un obiettivo e mancarlo? Te lo ricordi il senso di delusione e fallimento che hai provato? Ricordi come ti sei sentito inadeguato e quanti altri limiti ti sei convinto di avere?
Pensa a tutte quelle volte che non ti sei sentito ok e come questo ti ha condizionato la volta successiva…
Ebbene.. Quelle erano esattamente le sensazioni che provavo io in quel momento e non importa se i miei compagni di squadra mi hanno fatto notare che avevo già raggiunto un grande risultato arrivando sino lassù. Ma come sappiamo è la nostra percezione, quella che conta, e la mia era una percezione fortemente negativa che sentivo mi avrebbe condizionata pesantemente.
Siamo rientrati in albergo ed io avevo ancora quella delusione cocente che mi faceva solo venire voglia di piangere.
Poi.. sono entrata nella mia stanza e nel silenzio mi sono domandata cosa voleva insegnarmi quell’emozione così negativa che stavo vivendo.
Ho capito che avevo voluto sfidare me stessa e i miei limiti e quel fallimento stava rischiando di amplificarne i confini. Sapevo che mi trovavo davanti ad un bivio: lasciare che quella esperienza segnasse una battuta d’arresto alla mia autostima e a tutto il lavoro su me stessa fatto in questi anni, oppure vedere in quegli ultimi pioli raggiunti e nel lancio dal palo un limite superato, dal momento che soffro di vertigini e ho difficoltà a tenere l’equilibrio.
Non potevo permettere che un episodio mandasse in “vacca” quando ti straordinario fatto negli ultimi anni e allora ha cominciato a parlare quell’altra parte di me, quella che non si è mai arresa davanti a nulla, quella che ogni volta che mi sono trovata spiaccicata per terra mi ha urlato di alzare le chiappe e andare avanti. 🙄
Ora so cosa ha voluto insegnarmi quel palo.. mi ha insegnato che non sempre quello che desideriamo fortemente è raggiungibile, magari non in quel preciso momento o non in quel contesto.
Il palo mi ha insegnato ancora una volta che non sono gli eventi ad avere significato ma è come noi li interpretiamo che fa la differenza. Mi ha insegnato che se è vero che non abbiamo limiti, nello stesso tempo dobbiamo imparare a riconoscerli ed accettarli ancora per un po’, in attesa di riprovare a superarli.
E andare avanti.
Quel palo mi ha insegnato che i miei limiti attuali non sono qualcosa di cui vergognarmi e che mi tolgono valore, sono solo un’asticella ancora troppo alta da saltare per l’allenamento svolto sinora.
E proprio con l’allenamento, prima o poi, è possibile saltare quell’asticella.
Quel palo, avrebbe potuto diventare una convinzione limitante oppure essere motivo di crescita: ho scelto di crescere.
E tu, a che evento, situazione, esperienza, hai permesso di trasformarsi in una convinzione limitante invece che un trampolino per crescere?
Se ti fa piacere, scrivimi e raccontamelo.
Sarà per me un piacere leggere di Te!