Qualche anno fa mi sono ammalata.
Di quelle mazzate che ti mettono al muro e se ne fregano se hai quarant’anni e dovresti avere ancora tutta una vita davanti. Ti trovi dalla mattina alla sera con una spada di Damocle sulla testa e quella vita pare che te la devi giocare a testa o croce.
Ricordo ancora come fosse successo ieri quando, al ritiro di un referto di un’analisi come tante, ti dicono che hai un cancro.
E il tuo mondo si rovescia sottosopra, le tue certezze in un nanosecondo spazzate via per lasciare il posto al terrore. Perché di terrore si tratta. Non comprendiamo il valore della vita sino al momento in cui siamo ad un passo dal perderla.
Sciocca umanità… che si arrabatta nell’avere, nel possedere, dimenticando che l’unico bene inestimabile è la vita stessa…
E io non facevo eccezione, sino a quel momento.
In un attimo ho realizzato che tutti quelli che ritenevo problemi insuperabili, difficoltà che mi tenevano sveglia la notte, altro non erano che cazzate mostruose con cui costruivo castelli di negatività che occupavano la mia mente.
Come le immagini che dall’altra parte del globo arrivano di questi giorni, dove l’uragano spazza via tutto con la sua potenza mostruosa e lascia solo distruzione, così quella notizia ha fatto in un momento piazza pulita di tutte le seghe mentali che imbottivano il mio cervello, lasciando una distesa di incredulità e rovine.
Sentivo che era andata in rovine la donna che ero, ne usciva distrutta la sua forza, il suo fisico martoriato dai segni lasciati dall’interventi e dalla chemioterapia.
Maledicevo ogni giorno la grama sorte con un inutile
“Perché proprio a me?”
e cercavo conforto nella depressione, perché sentirmi di merda era un lusso che ora potevo davvero permettermi.
Si, lo so.
Quello che sto scrivendo non ti piace.
Perché uno associa e dice:
“Che non succeda mai a me”..
Lo dicevo sempre anch'io e guardavo con compassione chi era nella bagna.
Ma vigliacca terra, qualche volta succede e la mazzata arriva e tu non sei mai pronta.
Non si è mai pronti al rischio di dover spegnere i propri sogni.
E allora sei davanti ad un bivio: o ti arrendi oppure incominci a combattere la tua battaglia.
Armata fino ai denti, sai che vuoi uscirne vincitrice, costi quel che costi.
Anche se non sai come barcamenarti, arranchi e vai avanti, anche se è faticoso, anche se fa paura, anche se per arrivare all'ultimo ciclo di chemio ti trascini strisciando, perché di camminare a testa alta non hai più la forza, e lo fai perché vuoi andare oltre.
Sono andata oltre.
Adesso so che quella esperienza è stata la mia salvezza.
Dopo quei giorni così faticosi, ho capito che ci doveva essere un senso, ho capito che qualcosa dovevo imparare da quella lezione di vita.
Ho capito che se avessi portato a casa la pelle, avrei avuto:
Ancora non sapevo quale, ma sapevo che c’era…
Quel messaggio è arrivato un paio d’anni dopo, per caso, dinnanzi alla vetrina di una libreria, con un libro che avrebbe aperto la mia mente e aiutata a trovare il senso.
Perché ognuno di noi ha il diritto di trovare il senso delle cose.
E questo post è per te, che sei in cerca del tuo senso, per sentirti in armonia con quello per cui sei nato, sei nata ed hai attraversato le traversie che ti hanno portato ad oggi.
Niente succede per caso, nemmeno la schifezza peggiore che ti può capitare.
Leggi cosa sta dietro il senso scontato degli eventi e magari capiterà anche a te di trovarci la tua rinascita, la tua evoluzione, la tua realizzazione di uomo… di donna…
Accogli con benevolenza ciò che la vita vuole insegnarti, perché di questo si tratta, di insegnamenti.
La mia malattia mi ha insegnato ad apprezzare la quotidianità, gli affetti, le cose che possono sembrare insignificanti ma soprattutto mi ha mostrato chi davvero ero nata per essere.
E per questo dico grazie.
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Franca Scuzzarella
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